venerdì, Novembre 1, 2024

Mick Jagger spegne 80 candeline: uno dei simboli immortali del rock

Per sei lunghi decenni ha cantato e ballato sui palchi di quasi tutto il mondo. Soprattutto negli anni ’60 e ’70 ha rappresentato i giovani nati durante e subito dopo la seconda guerra mondiali che divennero protagonisti dello scontro generazionali con i genitori che avevano partecipato a quel devastante conflitto. I capelli lunghi, lo sguardo torbido e le labbra carnose hanno fatto di lui un’icona della generazione dei figli dei fiori di Woodstock. Da un punto di vista strettamente musicale Mick Jagger e i Rolling Stones sono stati sicuramente innovativi tra la seconda metà degli anni ’60 e la prima metà del decennio successivo. Questi ragazzi britannici hanno assimilato il blues di Chuck Berry, Little Richards, Muddy Waters e James Brown fondendolo con il rock’n’roll di Elvis Presley. Da questa miscela è nato il sound dei Rolling Stones testimoniato dai loro album migliori: “Their Satanic Majesties Request”, “Beggars Banquet”, “Let It Bleed” e “Sticky Fingers”. Morti prematuramente Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison tra il 1970 e il 1971, Mick Jagger è stato senza alcun dubbio un protagonista assoluto come front man e come cantante dell’età dell’oro della musica rock.

Pochi giorni fa se n’è andato Sam Cutler, storico manager dei Rolling Stones nel famigerato tour del 1969, quello che si concluse con la tragedia di Altamont. Toccava a lui introdurre la band sul palco e si era inventato una formula che sarebbe poi diventata un classico: “Ladies and gentlemen… the greatest rock ‘n’ roll band in the world…”. In una intervista di qualche anno fa, Cutler racconta la reazione infastidita del giovane Jagger: “Sam, dobbiamo parlare…è imbarazzante…” e la sua risposta tranchant: “O lo siete o non lo siete”. Lo erano certamente all’epoca e si può dire che, nei cinquanta anni successivi Mick Jagger e soci abbiano cercato di rimanere all’altezza dell’impegnativa etichetta, con alterne fortune in studio ma con impressionante costanza nell’energia dei ‘live set’. “Riesci a immaginarti a fare tutto questo a 60 anni?” gli chiedeva Dick Cavett in un’intervista televisiva tra un concerto e l’altro del tour del 1972 – quello documentato dal grande Robert Frank per un film, “Cocksucker Blues”, rimasto poi nel cassetto: “Si, facilmente” rispondeva Jagger con la faccia tosta, tra le risate di un pubblico imprevidente. Il 26 luglio Mick Jagger compie 80 anni e, nonostante il tour americano previsto per quest’estate sia prima slittato all’autunno e poi saltato, il ritiro dalle scene non è all’orizzonte. Si vocifera che, proprio in questi giorni sarà finalmente annunciata l’uscita del tanto atteso nuovo album degli Stones, il primo di brani originali da quasi 20 anni, con Andrew Watt (Iggy Pop, Justin Bieber, Miley Cyrus, Ozzy Osbourne) che avrebbe preso le redini della produzione. Un album dalla lavorazione lunga e tribolata se è vero che “Blue & Lonesome”, la raccolta di cover blues del 2016 e ultimo lavoro in studio della band londinese, fu il modo per uscire dal blocco creativo in cui si era arenata la composizione dei nuovi brani. Da mesi filtrano indiscrezioni su un album di cui si sa per certo che sarà un tributo a Charlie Watts, il batterista scomparso nell’agosto del 2021 e che ha fatto in tempo a registrare parti che saranno incluse nella nuova raccolta. Certo il ritorno di Bill Wyman che dopo trent’anni torna a suonare il basso su un brano della band. Certo anche il cameo di Paul McCartney. Non una prima assoluta la presenza di un ‘beatle’ su un disco dei rivali – frequenti erano gli incroci tra le due band agli Olympic Studios di Londra nella seconda metà degli anni Sessanta – ma certamente una notizia, a 60 anni esatti da quando Paul e John, passando per lo studio dove gli Stones stavano cercando un’idea per dare un seguito al primo singolo, “Come On”, regalarono a Jagger e Richards il loro primo hit nella top 20 inglese: “I Wanna Be Your Man”. Un cerchio che si chiude? Di sicuro Sir Mick Jagger sembra intenzionato a celebrare il traguardo degli 80 anni con lo stile che dagli anni Settanta ne ha fatto una icona del jet set internazionale tanto quanto del palcoscenico. A introdurlo fu Bianca Pérez-Mora Macias. I due si sposarono nel sud della Francia nel 1971 mentre la band, in esilio per ragioni fiscali dalla madrepatria, dava alla luce nel seminterrato di una villa sulla riviera “Exile On Main Street” – dai più considerato il loro capolavoro, l’album che ha definito il suono ‘alla Stones’ per le generazioni successive. Nel 1974, fece sensazione il servizio fotografico dedicato dal Times alla coppia del momento e firmato da Leni Riefenstahl. Poi vennero le notti a rotta di collo nella New York di Andy Warhol – dopo l’exploit di “Sticky Fingers”, l’artista della Factory disegnò anche l’artwork di “Love You Live” del 1977 con un Jagger “mordace” in copertina. Nella Grande Mela, dove il mondo dell’arte e della cultura che contava si dava appuntamento allo Studio 54, Jagger incontrò Jerry Hall, la supermodella allora compagna di Byan Ferry (e già icona pop grazie alla copertina di “Siren” dei Roxy Music). Una passione mai sopita quella di Jagger per la socialità e la pista da ballo. In fondo, è della perdita di tutto questo a causa dei lockdown che il rocker, ‘expat’ di lusso in Toscana e in Sicilia nel periodo pandemico, lamenta nell’ultimo brano di successo degli Stones, “Living In A Ghost Town”. Secondo le voci raccolte nei giorni scorsi dal Sun, Sir Jagger avrebbe affittato l’intero giardino del Chelsea Physic Garden, uno dei più antichi giardini botanici della Gran Bretagna nel sud-ovest di Londra, per una grande festa con l’attuale compagna, Melanie Hamrick e una lista di oltre 300 invitati tra famiglia allargata, amici e celebrità.

DISCOGRAFIA ESSENZIALE:

Aftermath

Flowers

Their Satanic Majesties Request

Beggars Banquet

Let It Bleed

Sticky Fingers

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