giovedì, Novembre 20, 2025

Usa, la premier Meloni a Washington dal presidente Joe Biden

La premier Giorgia Meloni è atterrata a Washington per una ‘due giorni’ ricca di impegni. In agenda il bilaterale con il Presidente statunitense Joe Biden che vedrà nel primo pomeriggio, quando in Italia saranno le 21 di sera. Prima dell’incontro alla Casa Bianca, la premier raggiungerà Capitol Hill per incontrare i leader di gruppi politici del Senato e della Camera dei Rappresentanti. Cina, Ucraina, Africa, atlantismo, migrazioni, crisi dell’Indo-pacifico, accordo del grano, presidenza italiana del G7. Sono solo alcuni dei temi al centro dell’incontro che vedrà oggi, per la prima volta, la premier Meloni varcare la soglia dello studio ovale della Casa Bianca, dove ad attenderla troverà il presidente Usa Biden, che “non vede l’ora di parlarle”, ha assicurato il portavoce del Consiglio nazionale di Sicurezza statunitense John Kirby alla vigilia dell’incontro. E’ la prima volta alla White House per l”underdog’ Meloni, ma anche la prima di una donna italiana nelle vesti di presidente del Consiglio. Che con Biden ha saputo instaurare un’intesa piena sin dal primo incontro a Bali, in Indonesia per il G20, intesa puntellata dalla posizione granitica che Meloni ha impresso al suo governo, sin dal primo giorno, sul sostegno senza se e senza ma all’Ucraina, sull’invio di armi a Kiev e sulla condanna netta dell’aggressione voluta da Vladimir Putin. Senza tentennamenti e in piena continuità con il governo Draghi, in barba ad alcuni distinguo registrati nella sua stessa maggioranza, guadagnando così la fama di un’alleata affidabile ed equilibrata agli occhi dell’amministrazione statunitense. La visita rappresenta un’occasione importante per riaffermare il forte partenariato fra Italia e Stati Uniti, per ribadire i profondi legami fra Roma e Usa, la solidità dell’alleanza transatlantica e discutere dei comuni interessi strategici, incluso l’impegno condiviso nel continuare a sostenere pienamente l’Ucraina di fronte all’aggressione della Russia, proseguendo nel lavoro “per una pace giusta e duratura”, rimarcano fonti diplomatiche italiane alla vigilia dell’atteso incontro e ad appena una settimana dalla missione di pace del cardinale Matteo Zuppi con tappa negli States, inviato da Papa Bergoglio a Washington. L’incontro tra Meloni e Biden – che si colloca subito dopo la Conferenza di Roma sulla migrazione e lo sviluppo, il Vertice Fao e l’accordo Ue-Tunisia – permetterà di porre l’accento anche sull’attuale strategia italiana verso il Mediterraneo e l’Africa, sull’intreccio di sfide e opportunità securitarie, migratorie ed energetiche al centro dell’attenzione italiana e dell’Unione europea. Il tema dell’Africa, assicurano le stesse fonti ricordando la centralità del cosiddetto Piano Mattei per la premier, sarà “il filo rosso della missione” statunitense di Meloni, ma è innegabile che gli occhi siano puntati soprattutto sulla Cina e sui prossimi passi che il governo italiano dovrà compiere sulla cosiddetta ‘Via della Seta’. All’indomani delle ‘pressioni’ di Pechino su Roma -con l’invito, recapitato sulle pagine del ‘Global Times’, ad evitare condizionamenti statunitensi sul futuro del Memorandum siglato dal primo governo Conte – fonti diplomatiche italiane rimarcano come la Cina, sul piano geopolitico, sia “diventata un interlocutore imprescindibile nelle relazioni internazionali” e come l’Italia intenda perseguire con Pechino “un rapporto equilibrato e di dialogo responsabile”. Entro l’autunno il bivio, è infatti attesa la decisione dell’Italia sulla Belt and Road Initiative (Bri): Roma dovrà sciogliere la riserva, ovvero decidere se ‘proseguire o lasciare’ un patto che, se non verrà disconosciuto, si rinnoverà automaticamente. Una strada impervia per Meloni, seppur la rotta sembri ormai tracciata e la scelta di ‘sganciarsi’ da un accordo visto con fumo agli occhi anche dal suo predecessore, Mario Draghi, appaia quasi inevitabile. Nel briefing quotidiano con i giornalisti alla Casa Bianca, Kirby ha ribadito come la scelta sul rinnovo spetti esclusivamente Paese che ha firmato il Memorandum, “ma sempre più Stati nel mondo – ha aggiunto – vedono i rischi e, francamente, la mancanza di vantaggi in queste partnership economiche con la Cina”.

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