
Ancora il nodo pensioni sul tavolo del governo, che ha incontrato i sindacati per discutere delle possibili misure. I rappresentanti dei lavoratori chiedono maggiore flessibilità con la possibilità di uscire a partire dai 62 anni. Richiedono inoltre una pensione di garanzia per i giovani. Quota 103 è in scadenza e sarà possibile solo fino a fine 2023. Quota 41, che prevede l’uscita anticipata dal lavoro con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica, è scomparsa dal Def in aprile ma resta fra gli obiettivi dell’esecutivo. Mancano tuttavia le coperture: la misura costerebbe 4 miliardi il primo anno di attivazione e in dieci anni arriverebbe a 75. Allo studio c’è anche Quota 96, che la legge Fornero ha cancellato. Prevede l’uscita con 61 o 60 anni di età e 35 di contributi, ed è una misura riservata ai lavoratori con attività usuranti. Resta però il problema dei finanziamenti. Secondo gli ultimi dati Inps, nei primi sei mesi del 2023 sono state erogate 370.136 nuove pensioni con decorrenza nel periodo, con un calo del 16,6% rispetto allo stesso periodo del 2022 (erano 444.118). L’anno scorso le pensioni decorrenti nel periodo sono state 853.842, per un importo medio mensile alla decorrenza di 1.180 euro. La media delle pensioni nei primi sei mesi del 2023 è stato 1.168 euro. Il calo è consistente per le pensioni anticipate con l’esaurimento di Quota 100 (nel 2021, ma alcune pensioni hanno avuto decorrenza nei primi mesi del 2022) e di Quota 102. Per i dipendenti pubblici nei primi sei mesi del 2023 sono state erogate 42.955 nuove pensioni anticipate a fronte delle 63.630 dei primi sei mesi del 2022 (-36,01%).






