mercoledì, Novembre 19, 2025

Bufera sul generale Vannacci, l’Esercito: “Opinioni personali”. Crosetto: “Ci sarà un esame disciplinare”

L’Esercito “prende le distanze” da quanto scritto dal generale di divisione Roberto Vannacci nel libro autoprodotto Il mondo al contrario, in cui attacca gay, femministe, ambientalisti e immigrati irregolari.Nella nota si specifica che le opinioni dell’ufficiale sono “del tutto personali, come precisato nel testo”. L’Esercito “non era a conoscenza dei contenuti espressi” nel volume e gli stessi non sono “mai stati sottoposti ad alcuna autorizzazione e valutazione da parte dei vertici militari”. Il generale si dice amareggiato: “Frasi decontestualizzate”. Nel comunicato, l’Esercito spiega che “si riserva l’adozione di ogni eventuale provvedimento utile a tutelare la propria immagine”. Sul caso Vannacci è intervenuto su Twitter anche il ministro della Difesa Guido Crosetto: “Non utilizzate le farneticazioni personali di un Generale in servizio per polemizzare con la Difesa e le Forze Armate. Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione. Per questo sarà avviato dalla Difesa l’esame disciplinare previsto”. “Le critiche non mi disturbano affatto e al ministro Crosetto non replico, mi attengo a quelle che sono le sue disposizioni. Ciò che mi procura disagio è la strumentalizzazione: sono state estratte frasi dal contesto e su queste sono state costruite storie che dal libro non emergono. Sono amareggiato dalla decontestualizzazione e dal processo a delle opinioni”. E’ il commento del generale Roberto Vannacci, oggi alla guida dell’Istituto geografico militare, dopo le polemiche. “La frase sugli omosessuali – prosegue il generale – viene da uno, ovvero io, che è scappato tutta la vita dalla normalità: per questo dico che sono a fianco degli omosessuali nella caratteristica di essere al di fuori della normalità. Sono un esponente delle forze speciali e rivendico l’anormalità, nel senso che ho fatto cose che la gente normale non fa. Per questo dico che sono a fianco degli omosessuali in questo. Nel libro spiego che l’anormalità non è migliore o peggiore, non è buona o cattiva”. La Repubblica riporta altre frasi di Vannacci estrapolate dal libro: “Ritengo che nelle mie vene scorra una goccia del sangue di Enea, Romolo, Giulio Cesare (…), Mazzini e Garibaldi”, a differenza dei vucumprà che “vendono ciarpame” e “Paola Enogu italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. E poi: “Per quanto esecrabile, l’odio è un sentimento, un’emozione che non può essere represso in un’aula di tribunale. Se questa è l’era dei diritti allora, come lo fece Oriana Fallaci, rivendico a gran voce anche il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute”. Vannacci non usa mezzi termini parlando anche della legittima difesa. Se un ladro entra in casa, si chiede il generale, “perché non dovrei essere autorizzato a sparargli, a trafiggerlo con un qualsiasi oggetto mi passi tra le mani”. E aggiunge: “Se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce, ammazzandolo, perché dovrei rischiare di essere condannato?”. “Basta aprire quella serratura di sicurezza a cinque mandate che una minoranza di delinquenti ci ha imposto di montare sul nostro portone di casa per inoltrarci in una città in cui un’altra minoranza di maleducati graffitari imbratta muri e monumenti, sperando poi di non incappare in una manifestazione di un’ulteriore minoranza che, per lottare contro una vaticinata apocalisse climatica e contro i provvedimenti già presi e stabiliti dalla maggioranza, blocca il traffico e crea disagio all’intera collettività – si legge nella presentazione al volume – I dibattiti non parlano che di diritti, soprattutto delle minoranze: di chi asserisce di non trovare lavoro, e deve essere mantenuto dalla moltitudine che il lavoro si è data da fare per trovarlo; di chi non può biologicamente avere figli, ma li pretende; di chi non ha una casa, e allora la occupa abusivamente; di chi ruba nella metropolitana, ma rivendica il diritto alla privacy”.

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