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sabato, Luglio 27, 2024

Vertice di maggioranza a Palazzo Chigi: “Sarà anno complesso, fondi su salari, sanità e giovani”

Si è concluso il vertice di maggioranza di governo convocato per fare il punto sulle prossime mosse del governo in vista di una manovra finanziaria che si preannuncia “complessa”. A Palazzo Chigi erano presenti il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e i capigruppo di maggioranza di Camera e Senato. Nella riunione si è ribadita, secondo alcune fonti, la compattezza della coalizione che “ha affrontato brillantemente l’ultimo anno nonostante i tentativi di divisione e sabotaggio”.
Deficit salirà al 5% Giorgia Meloni chiama la sua maggioranza a Palazzo Chigi per fare un bagno di realtà. I conti peggiorano, anche se la crescita tiene le spese aumentano, il deficit aumenta: un primo balzo verso il 5%, mezzo punto in più del previsto, già viene dato per molto probabile. E potrebbe salire ancora, per colpa del Superbonus. Meloni, Salvini e Tajani sono consapevoli che la corsa sarà lunga, l’orizzonte resta la legislatura e non sarà questa la manovra con cui realizzare tutte le promesse elettorali. Lo spazio ci sarà per confermare il taglio del cuneo, e poco altro. D’altronde non si potrà tirare molto la corda con Bruxelles, con cui già si dovrà trattare per mantenere un po’ di margine di manovra. Anche perché il destino dei conti rimane legato alla decisione di Eurostat, sul conteggio dei fondi per il Superbonus. Anno complesso, concentrare fondi su salari, sanità e giovani Si preannuncia un anno complesso che la maggioranza è pronta ad affrontare con determinazione e serietà, a partire dalla Legge di Bilancio sulla quale i partiti della maggioranza sono tutti concordi nel concentrare le risorse su salari, sanità, famiglie e pensioni, a partire da quelle dei giovani. Non trapelano dichiarazioni ufficiali ma i “concetti condivisi” tra i partiti della maggioranza. Quella delle pensioni per i giovani è la novità spuntata dal vertice su cui “tutti i partiti sono concordi”. Il nuovo appuntamento è tra un paio di settimane, a fine settembre arriverà la Nadef per avere un quadro definito sui conti. Solo allora al tavolo arriverà anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Nel frattempo, il monito che sarebbe arrivato dalla premier, meglio “parlarsi al telefono” piuttosto che “finire sui giornali per cose non affrontate”, come la questione della soglia del 3% per le elezioni europee, l’altro appuntamento da scavallare per “andare avanti lisci”. Un argomento affrontato sul finale, raccontano, perché il grosso dell’incontro era la manovra. Bisogna evitare, la raccomandazione a tutti i presenti, di dire cose “distoniche”. E anche di presentare valanghe di emendamenti. La riforma costituzionale non si ferma Ma non è solo l’economia a tenere banco. Anche perché a occupare l’autunno dei parlamentari ci saranno anche le riforme. Presto, accanto all’autonomia che ha mosso i primi passi in Senato, arriverà anche il ddl di riforma costituzionale (nelle prossime settimane, dicono da Palazzo Chigi) per introdurre il premierato. Ma ci sarà da superare anche lo scoglio del Mes, da tenere alta l’attenzione sulla gestione dei migranti, da portare a casa il primo step di riforma della giustizia. Senza contare il Pnrr. La bacchettata sugli scivoloni in Parlamento Uno dei messaggi che per l’ennesima volta Giorgia Meloni ha inviato ai parlamentari è stato quello di evitare errori ed incidenti in Parlamento come quello sfiorato in mattinata in commissione Lavoro alla Camera. La maggioranza non aveva i numeri, si rischiava di andare sotto (e secondo le opposizioni è anche successo, salvo che nessuno ha chiesto il riconteggio dei voti in tempo), e il presidente Walter Rizzetto si è visto costretto a sospendere la seduta per richiamare almeno un paio di deputati della maggioranza ed evitare l’ennesimo pasticcio. Nessuno, insomma, vorrebbe ripetere lo scivolone di aprile quando sul Def sono mancate le presenze necessarie. Tanto che dentro Fdi si starebbe meditando di inviare anche uno specifico messaggio a ministri e sottosegretario per ridurre al minimo le missioni almeno nel giorno in cui servirà la maggioranza qualificata per la Nadef.

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