lunedì, Dicembre 9, 2024

Trapani, “vieni a prendere tua figlia”: così Marisa Leo è andata a morire

Quello di Trapani era un omicidio pianificato. Angelo Reina aveva chiamato al telefono la sua ex, Marisa Leo, dicendole “vieni a prendere la bambina in azienda da me, intorno alle cinque e mezza”. Poi ha riattaccato. Una trappola, ma la vittima non lo aveva capito. E così, a quell’appuntamento, è arrivata puntuale senza sapere che sarebbe andata a morire.
La scusa della figlia – Dunque, secondo quanto riporta la Repubblica, l’imprenditore aveva già pianificato l’omicidio della sua ex, 39 anni, brillante direttrice comunicazione delle cantine “Colomba bianca”. L’ha chiamata al telefono per chiederle di andare a prendere la figlia, una bimba di tre anni. Marisa on ha sospettato nulla, si è presentata puntuale nel vivaio di contrada Farla, fra Mazara e Marsala. Ma la bambina non c’era, Reina l’aveva lasciata poco prima dalla sua bisnonna. Si è presentato invece con una carabina calibro 22. E ha fatto fuoco, tre volte, puntando sottol’addome della donna. Due ore dopo, si è ucciso su un viadotto dell’autostrada fra Alcamo e Castellammare: un camionista l’ha visto scendere dalla sua Porsche Cayenne e puntarsi il fucile in bocca.
Dopo la morte di Marisa un investigatore privato si è presentato alla questura di Trapani e ha rivelato che qualche tempo fa, l’imprenditore assassino gli aveva chiesto di pedinare la giovane, per scoprire una sua eventuale relazione sentimentale. Dunque, la sua ossessione per la ex non era cessata nonostante l’illusione di Marisa che le cose fossero migliorate.Reina continuava a controllare e a pedinare Marisa Leo, come lei aveva denunciato tre anni fa. Nel 2020 Marisa aveva denunciato il suo ex per stalking e per violazione degli obblighi di assistenza familiare. Andò al processo, al palazzo di giustizia di Marsala, per ribadire tutto quello che aveva subito: minacce, aggressioni in strada, pedinamenti, controlli. Poi, però, il 12 maggio dell’anno scorso Marisa era tornata in aula per ritirare la querela. “Voleva dare un’altra possibilità al padre di sua figlia — racconta a Repubblica un’amica—. Tra alti e bassi sembrava che la cosa stesse funzionando”. Dopo la chiusura del processo, il giudice civile aveva disposto l’affidamento congiunto della bambina, che da qualche mese stava con il papà nei fine settimana. Dice un testimone che abita nel condominio dove vivenao mamma e figlia, sempre a Repubblica: “Fino a giugno vedevamo lui che veniva a prendere la bambina al mattino, per accompagnarla all’asilo. A Natale, erano pure saliti tutti e tre a casa nostra, per farci gli auguri. Sembravano sereni”. Una finzione, per Reina, che invece premeditava il suo omicidio. Negli ultimi tempi Marisa, infatti, avrebbe confidato a un’amica di essere “sempre preoccupata quando la bambina era con lui”, ma la vittima non aveva il sospetto che lui volesse farle del male.

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