sabato, Maggio 18, 2024

Migranti, da molte Regioni arriva il no al piano Cpr del governo

Sull’emergenza migranti, dopo il coro di no all’idea del governo dei Centri di permanenza e rimpatrio in ogni Regione, si profila un confronto con Roma per gestire l’emergenza. Dopo aver bocciato con forza l’ipotesi, il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini infatti annuncia: “Mi sono appena sentito con il ministro Piantedosi e ci siamo detti che ci vedremo a breve. Probabilmente ci sono stati dei misunderstanding per quanto riguarda la richiesta di incontro. Con Piantedosi non ho alcuna necessità o voglia di litigare perché l’ho conosciuto qui e lo ricordo come un ottimo prefetto di Bologna. Da parte mia c’è solo volontà di collaborazione”. Toti: “Disponibile per un centro in Liguria”. Sul piano di Roma era infatti arrivata la bocciatura, oltre che da parte di Bonaccini, anche da altre autorità territoriali. Un no secco era venuto dalla Toscana di Eugenio Giani, e lo stesso Luca Zaia aveva precisato: “Nessuno mi ha detto nulla su questa iniziativa”. “Noi non ci rendiamo disponibili a nulla – aveva spiegato a Radio 24 Stefano Bonaccini – se stiamo parlando di parole al vento: io sono abituato ad amministrare e a discutere di cose, che vuol dire mettersi a sedere e discutere di cosa si vuol fare”. Poi era arrivata la stoccata all’esecutivo: “Questo è il governo che parla di autonomia ed è il governo che sta centralizzando tutte le decisioni a Roma, scavalcando gli enti locali, quindi il Cpr in Emilia Romagna è, per me, parole vuote e al vento; se vogliono discutere di qualsiasi cosa ci chiamano e discutiamo insieme, soprattutto capiamo qual è la ridistribuzione in Italia, per me in questo momento di Cpr non se ne parla assolutamente”. Bonaccini ricorda poi che è proprio il suo territorio quello che in Italia accoglie più persone e riferisce che i suoi colleghi di centrodestra “stanno dicendo al loro governo: guarda che così non va bene”. Un secco no era arrivato anche da Giani: “Per quello che mi riguarda non darò l’ok, non esprimerò mai la condivisione a nessun Cpr in Toscana. Si stanno prendendo in giro gli italiani, perché il problema dell’immigrazione, e noi dobbiamo affrontarlo, è come farli entrare e accoglierli, non buttarli fuori. Cosa c’entra il Cpr con la risposta ai flussi emergenziali così forti che arrivano oggi? Se arrivano questi immigrati col tormento, le sofferenze, le violenze che hanno subito, la risposta a livello mediatico è ‘faccio i Cpr, cioè faccio i luoghi che li buttano fuori’? Prima bisogna dare una risposta su come integrarli, accoglierli, poi si può parlare anche di coloro, di quei casi miseri e isolati da ordine pubblico e prevedere le lunghissime procedure per il rimpatrio”. Più cautela da Zaia, che aveva affermato: “Su un Cpr in Veneto io non ho mai parlato con nessuno. Noi non siamo stati contattati”. E aveva aggiunto: “I numeri confermano la preoccupazione che avevo posto a inizio estate, che saremmo andati incontro al doppio di arrivi di migranti rispetto all’anno scorso, con tutti gli annessi e connessi”. Polemico sull’iniziativa anche Vincenzo De Luca, dalla Regione Campania, che sottolinea: “Non abbiamo capito ancora cosa voglia realizzare il governo, quindi siamo nell’impossibilità di esprimerci. Noi abbiamo già qui centri di accoglienza. Sono convinto sia un problema drammaticamente complesso, nel quale dovremmo fare uno sforzo per evitare demagogia e propagandismi, come quelli che abbiamo conosciuto da parte dell’attuale maggioranza. Dovremmo trovare una linea di condotta comune nel Paese, perché il tema è di una complessità enorme, epocale”. Accanto alle voci critiche, fa eccezione la posizione del presidente della Liguria Giovanni Toti, che dice di aver “già dato a Piantedosi la disponibilità a collaborare per dare un’ordinata risposta a una crisi che non è risolvibile in pochi giorni e neppure esclusivamente a livello nazionale”. E pala della sua disponibilità a realizzare anche nella sua Regione un centro rimpatri. “I Cpr – spiega – hanno molto senso se aumentano gli accordi di rimpatrio, sono importanti, ma lo sono tanto quanto saremo in grado di attivare accordi di reimmissione degli immigrati negli Stati d’origine. Al momento riportiamo i cittadini solamente in Tunisia, Egitto e Nigeria ed è una piccola parte di coloro che arrivano”. I Centri permanenza rimpatrio, secondo il testo del decreto Sud pubblicato in Gazzetta ufficiale, entrano a far parte delle “opere destinate alla difesa nazionale a fini determinati”, al pari, ad esempio, di aeroporti, basi missilistiche, depositi munizioni, caserme, basi navali. Il documento contiene due articoli con le novità introdotte sui centri. Per realizzarli la Difesa (se ne occuparà il genio militare) potrà adottare le procedure “in caso di somma urgenza e di protezione civile”, previste dal nuovo Codice degli appalti.

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