sabato, Maggio 4, 2024

Bus Mestre, due operai gli eroi dei soccorsi: “Abbiamo tirato fuori tre o quattro persone, anche una bambina”

Sono un nigeriano e un gambiano gli eroi dei soccorsi alle vittime del bus precipitato dal cavalcavia a Mestre. Il primo, Godstime Erheneden, ha trent’anni; il secondo, suo collega e compagno di stanza, è il 27enne Boubacar Tourè: sono stati loro i primi a lanciarsi tra i rottami in fiamme dell’autobus per salvare le persone rimaste intrappolate. I due ha nno quindi raccontato di aver aiutato i vigili del fuoco a portare fuori dal bus quattro persone, tra le quali una bambina, e un cagnolino. I due sono operai della Fincantieri: terminato il loro turno di lavoro (la fabbrica dista qualche centinaio di metri dal luogo dell’incidente) hanno visto quasi in diretta la scena dello schianto dalla finestra di casa, e subito sono corsi verso il pullman che si era incendiato, per cercare di dare un aiuto. “Quando siamo entrati – ha raccontato Godstime Erheneden al Gazzettino – abbiamo visto subito l’autista, era morto. Mi sono caricato sulle spalle una donna, poi ho portato fuori un uomo”. E quindi è tornato dentro il pullman in fiamme, dove c’era una donna che urlava. “La donna – prosegue il racconto al quotidiano veneto – gridava “my daughter, my daughter” e mi sono lanciato. Ho visto questa bambina, avrà avuto forse due anni”. E a lui, che ha un bimbo di poco meno di due anni, “è sembrato di stringere mio figlio tra le braccia. È stato tremendo, non so se sia sopravvissuta”. L’uomo spiega che “credo fosse viva, ma quando sono arrivati i soccorsi ci hanno allontanati subito”, e quindi non sa quale sia stata la sorte della piccola che ha estratto dalla carcassa del pullman. Boubacar Tourè ha invece raccontato di aver “tirato fuori tre o quattro persone, non ricordo bene. E un cane”. E spiega di aver “provato anche a spegnere il fuoco, ma non ce l’ho fatta”. Una scena apocalittica, nel racconto dei due soccorritori: Godstime, che nella concitazione ha perso anche il suo unico paio di scarpe, rimaste dentro il bus, racconta di non riuscire ancora a credere all’accaduto. “Tutti quei corpi, tutti quei morti. Non so dirvi quanto fossero, erano tanti. E poi le urla, i pianti. Sono ancora nella mia testa, ce li ho ancora davanti agli occhi”.

Articoli correlati

Ultimi articoli