sabato, Maggio 18, 2024

Istat: donne più istruite ma lavorano meno. Peggiora il divario occupazionale con gli uomini

Le donne sono più istruite, ma i differenziali occupazionali di genere sono in peggioramento. Lo afferma l’Istat nel report “Livelli di istruzione e ritorni occupazionali. Anno 2022” dove evidenzia che in particolare la quota di donne tra 25 e 34 anni laureate è del 35,5% contro il 23,1% degli uomini. Il vantaggio femminile nell’istruzione non si traduce però in un vantaggio lavorativo: il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile (57,3% contro 78,0%) e il divario di genere è in aumento nel 2022. Questi differenziali occupazionali si riducono al crescere del livello di istruzione. Le differenze di genere sono in aumento e risultano più marcate di quelle osservate nella media Ue27. Si accorcia la distanza al crescere del livello di istruzione (32,5 punti per i titoli bassi, 21,0 per i medi e 7,7 punti per gli alti), per effetto dell’aumento dei tassi di occupazione femminili più marcato di quello maschile: il tasso di occupazione tra le laureate è di 18,4 punti superiore a quello delle diplomate (soli 5,1 punti tra gli uomini); tra le diplomate è di 25,8 punti più elevato di quello tra le donne con al massimo la licenza media inferiore (14,3 punti tra gli uomini). Tra le donne anche le differenze con la media europea si riducono all’aumentare del livello di istruzione: per le laureate, il tasso di occupazione è inferiore di 4,7 punti alla media Ue27, differenza pari a circa la metà di quella che si osserva per i titoli di studio medio-bassi. E sempre nel report emerge una delle priorità dell’Unione europea nel campo dell’istruzione e della formazione: la riduzione dell’abbandono scolastico prima del completamento del percorso di istruzione e formazione secondario superiore. Il nuovo Quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione ha come obiettivo, per il 2030, quello di ridurre tale quota ad un valore inferiore al 9%. In Italia, nel 2022, la quota di 18-24enni con al più un titolo secondario inferiore e non più inseriti in un percorso di istruzione o formazione è pari all’11,5% e tra il 2021 e il 2022 è diminuita di oltre un punto. Nonostante i progressi, il valore resta tra i più alti dell’Ue (la media europea è pari al 9,6%): l’Italia, terz’ultima nel 2021, nel 2022 diventa quint’ultima (dopo Romania, Spagna, Ungheria e Germania). Il fenomeno dell’abbandono scolastico è più frequente tra i ragazzi (13,6%) rispetto alle ragazze (9,1%). Anche i divari territoriali restano ampi: nel 2022, l’abbandono degli studi prima del completamento del percorso di istruzione e formazione secondario superiore, riguarda il 15,1% dei 18-24enni nel Mezzogiorno, il 9,9% al Nord e il 8,2% nel Centro. 
Tra i giovani stranieri, il tasso di abbandono precoce degli studi è tre volte quello degli italiani (30,1% contro 9,8%) e varia molto a seconda dell’età di arrivo in Italia. Per chi è entrato in Italia tra i 16 e i 24 anni di età la quota raggiunge il 49,6%, scende al 37,0% tra chi aveva 10-15 anni e cala ulteriormente, pur rimanendo elevata (20,8%), tra i ragazzi arrivati entro i primi nove anni di vita. Quasi un quarto (24,1%) dei giovani 18-24enni con genitori aventi al massimo la licenza media, ha abbandonato gli studi prima del diploma, quota che scende al 5,3% se almeno un genitore ha un titolo secondario superiore e al 2,5% se laureato. L’Istat segnala anche “un concreto rischio di esclusione dal mercato del lavoro” per i Neet, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non sono più inseriti in un percorso scolastico o formativo e non sono impegnati in un’attività lavorativa e che in Italia sono il 19% nel 2022, a fronte di una media europea dell’11,7%. E segnala che tra i Neet disoccupati, la metà (51,9%) è alla ricerca attiva di un posto da almeno 12 mesi. Nelle regioni meridionali, questa quota sale al 62,5%, mentre al Centro è al 43,3% e al Nord al 39,5%.  Il rischio di esclusione dal mercato del lavoro, spiega l’Istat, aumenta al crescere del tempo trascorso nella condizione di Neet. In generale la quota di Neet sul totale dei 15-29enni nel 2022 diminuisce per entrambi i generi, tornando prossima ai livelli del 2007, e in misura leggermente superiore per le donne. Il gap tuttavia rimane marcato (17,7% per gli uomini contro 20,5%). Inoltre la quota di Neet è più alta nel Mezzogiorno (27,9% contro 13,5% nel Nord e 15,3% e nel Centro) e tra gli stranieri (l 28,8% contro 18,0% tra gli italiani).

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