lunedì, Gennaio 13, 2025

La mano della criminalità organizzata dietro l’omicidio di Selavdi

In Corte d’Assise a Frosinone arriva dal carcere di Rebibbia dove è detenuto per traffico di droga, anche Walter Domizi, detto Gattino, considerato il boss di Casalotti.
Domizi è tra i testi citati dalla difesa ed è lo zio di Enrico Bennato, accusato di essere l’esecutore materiale insieme a Raul Esteban Calderon dell’omicidio di Shehaj Selavdi. Il 38enne detto Simone o Passerotto venne freddato con due colpi di pistola sulla spiaggia di Torvajanica il 20 settembre del 2020. “Fumava cocaina, un personaggio con problemi psichici, malato,”, racconta “Gattino” riferendosi proprio al nipote. Poi è il turno di Maurilio Grasso, vice dirigente della Squadra Mobile di Roma ai tempi del delitto di Fabrizio Piscitelli. “Un omicidio eccellente, di criminalità organizzata”, racconta Grasso che si occupò proprio delle indagini sull’agguato al capo ultrà della Lazio il 7 agosto del 2019. 
Il tema centrale è Calderon, l’argentino accusato di essere il killer anche di Diabolik.
“Calderon aveva legami con i Bennato e con Giuseppe Molisso”, riferisce l’investigatore. Per la procura Molisso è l’organizzatore dell’esecuzione in stile mafioso di Shehaj. 
I legami, i precedenti penali, le fattezze fisiche, portarono la Mobile sulle tracce di Calderon, riferisce Grasso in aula.

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