lunedì, Novembre 24, 2025

Tre milioni di italiani rinunciano a curarsi se devono ricorrere a prestazioni a pagamento

Circa 3 milioni di italiani rinunciano a curarsi quando i costi delle prestazioni mediche non sono coperte dal Servizio sanitario nazionale. È quanto emerge dall’indagine eseguita sull’opinione pubblica e sul personale medico dall’Istituto Piepoli per la Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri e presentata oggi nell’ambito del Convegno “Valore salute: SSN volano di progresso del Paese. I 45 anni del Servizio sanitario nazionale, un’eccellenza italiana”, in corso a Roma. Il 65% degli intervistati ha dichiarato che, in caso di necessità, attinge ai risparmi per curarsi, il 4% si indebita, mentre l’11% non usufruisce di prestazioni mediche a pagamento. Utilizza, invece, una assicurazione sanitaria, l’11% del campione. Protagonista delle interviste telefoniche e via web – effettuate su un campione di 1000 persone, rappresentativo degli italiani di età compresa tra 15 e 75 anni, con un over sampling di 200 interviste nella fascia d’età tra 15 e 19 anni, e un campione di 300 medici e odontoiatri – il Servizio sanitario nazionale, come fattore determinante per unire il Paese e farlo crescere. Tra gli altri risultati: il 90% degli italiani è convinto in ogni caso che nella legge finanziaria la sanità debba essere al primo posto o tra le priorità principali del Governo. Per oltre tre italiani su quattro la sanità deve essere pubblica, è il 76% della popolazione.  Passando alla qualità dell’assistenza sanitaria, questa è largamente sufficiente per gli italiani (il 67% la reputa soddisfacente) che vedono in maggioranza la sanità come un settore in grado di generare ricchezza, dunque sul quale investire, e non come un semplice costo, mentre ritengono che, al contrario, la gestione dei servizi risponda più alle esigenze di bilancio che a quelle di salute. Tra gli interventi da mettere in atto per migliorare l’assistenza, il 55% di coloro che non ne sono soddisfatti propongono di agire sul personale, incrementandolo, il 42% vogliono aumentare i finanziamenti, il 38% migliorare le organizzazioni. Sul piano digitale, dall’indagine emerge che il 75% non è disponibile a rinunciare al diritto di scegliere il proprio medico di famiglia. Quindi se il digitale in sanità è benvenuto per il 73% degli italiani, che apprezzano e utilizzano ricette elettroniche e ritiro online dei referti, ma con giudizio: l’intelligenza artificiale in corsia per esempio va bene, ma solo come alleato e supporto al medico.  Il “dottor Ai” è ben accetto, ma solo come assistente del medico in carne e ossa. A pensarla in questo modo è il 92% degli intervistati, che escludono di farsi curare, anziché dal medico, da una piattaforma di intelligenza artificiale. Il rapporto diretto e fiduciario con il proprio medico, infatti, è talmente importante che il 75% degli italiani intervistati si dice non disponibile a rinunciare al diritto di scegliere il proprio medico di famiglia.

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