domenica, Febbraio 9, 2025

L’omicidio Piscitelli e la presunta arma utilizza per uccidere il capo ultras

Una rapina che si intreccia con l’omicidio di Fabrizio Piscitelli. È un colpo che avviene ad aprile del 2019, circa quattro mesi prima dell’agguato a Diabolik del 7 agosto. Un delitto mafioso per la Procura di Roma, di cui è accusato l’argentino Raul Esteban Calderon.
Nell’aula bunker di Rebibbia viene ascoltato proprio il gioielliere, il titolare del negozio sulla Casilina assaltato da una banda di due uomini e una donna. La rapinatrice si scoprirà essere Rina Bussoneex compagna di Calderon e ora collaboratrice di giustizia. L’orafo racconta di aver identificato la Bussone durante un riconoscimento fotografico avvenuto in Questura.
Il bottino dei rapinatori, circa 200mila euro, tra gioielli ed effetti personali, tra cui un orologio di valore. Ma è durante la rapina, nel corso di una colluttazione, che al gioielliere viene strappata la pistola regolarmente detenuta, una Beretta 9×21, finita nelle mani della Bussone. È l’arma che -secondo quanto riferito proprio dalla collaboratrice di giustizia –Calderon le sottrae e utilizza per freddare il capo ultrà della Lazio. Il Diablo è seduto su una panchina del Parco degli Acquedotti, aspetta qualcuno, non certo il killer che lo coglie di sorpresa e gli spara alla testa.

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