mercoledì, Maggio 22, 2024

Milano, sparatoria nelle strade della movida: condannati i trapper Baby Gang e Simba La Rue

I trapper Mohamed Lamine Saida, detto Simba La Rue e Zaccaria Mouhib, ossia Baby Gang (a 5 anni e 2 mesi) sono stati condannati rispettivamente a 6 anni e 4 mesi e 5 anni e due mesi. I due, processati con rito abbreviato, avevano preso parte a una sparatoria in cui rimasero feriti due senegalesi, avvenuta nella notte tra il 2 e il 3 luglio 2022 in via di Tocqueville, nella zona della movida milanese attorno a Corso Como. Lo ha stabilito la settima penale di Milano che ha condannato anche altri sei giovani della loro “crew” a pene fino a 5 anni e 8 mesi. I due trapper erano stati arrestati all’alba di venerdì 7 ottobre in un’operazione congiunta di polizia e carabinieri. I giudici (Tremolada-Pucci-Gallina) hanno confermato, con pene più alte rispetto a quelle chieste dalla procura, l’impianto accusatorio dell’inchiesta coordinata dal pm Francesca Crupi e condotta da polizia e carabinieri. Riconosciute tutte le imputazioni contestate: dalla rapina, “il fatto più grave” per i giudici, fino alla rissa, alle lesioni gravi e al porto della pistola, riqualificato come detenzione di arma clandestina. Per Simba, che per l’accusa avrebbe portato quella sera la pistola, mai trovata, la procura aveva chiesto 5 anni e 8 mesi e per Baby Gang 4 anni e 8 mesi. La condanna per quest’ultimo, a 5 anni e 2 mesi, comprende in continuazione un patteggiamento definitivo per un’altra pistola che gli fu trovata quando venne arrestato assieme agli altri nell’ottobre 2022, su ordinanza del gip Guido
Salvini. Sono stati condannati anche Faye Ndiaga, a 5 anni e 8 mesi, colui che materialmente gambizzò i due senegalesi; Eliado Tuci, 4 anni e 6 mesi; Pape Loum, a 4 anni e 5 mesi: Mounir Chakib, detto “Malippa”, il manager dei trapper, a 3 anni e 8 mesi. E ancora 4 anni e 2 mesi per Alassane Faye e Andrea Rusta. Nessuno di loro è ancora in carcere. Il pm nel processo sulla sparatoria aveva messo in luce l’intento di “sopraffazione” del gruppo: non hanno rubato (un borsello ai due senegalesi) perché “hanno bisogno di soldi, come testimoniano i loro contratti e i loro cachet”. L’ultima “resipiscenza” degli imputati, tra cui le parole, nel senso di un cambio di vita, pronunciate da Baby Gang in udienza, secondo il pm, “vale poco”. Gli imputati, difesi dai legali Niccolò Vecchioni e Jacapo Cappetta, hanno risarcito i feriti, ma per la procura “si è trattato di qualche centinaio di euro, niente in confronto dei loro cachet”.

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