sabato, Maggio 4, 2024

Israele, Hamas: “Tregua da domani alle 10”

La tregua con Israele scatterà domani alle 10 ora locale, le 9 in Italia. Lo ha annunciato l’ex capo dell’ufficio politico di Hamas, Abu Marzouk, secondo quanto riferiscono i media israeliani, dopo l’accordo raggiunto sul rilascio degli ostaggi. Centocinquanta prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane saranno rilasciati come parte dell’accordo raggiunto con Israele sugli ostaggi detenuti a Gaza, secondo quanto dichiarato oggi da Hamas. I prigionieri sono donne e bambini, si legge nel comunicato. Hamas ha confermato l’accordo, mediato dal Qatar e dall’Egitto, che prevede il rilascio di 50 ostaggi, tra cui donne e bambini, detenuti a Gaza dal 7 ottobre. Ha inoltre affermato che l’accordo prevede l’ingresso di centinaia di camion che trasportano aiuti umanitari, medicinali forniture e carburante a tutte le parti di Gaza. Il ministero della Giustizia israeliano ha pubblicato l’elenco dei 300 prigionieri palestinesi candidati al rilascio nell’ambito dell’accordo sugli ostaggi approvato dal governo di Tel Aviv. In questa fase, Israele si è impegnata a rilasciare circa 150 prigionieri in cambio del rilascio di cinquanta ostaggi israeliani ma secondo l’accordo con Hamas l’organizzazione cercherà di individuare e rilasciare fino a cinquanta ostaggi aggiuntivi durante i giorni del cessate il fuoco. In tal caso, Israele rilascerà in cambio altrettanti prigionieri. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant e il membro del gabinetto di sicurezza Benny Gantz sono stati autorizzati a decidere ogni volta sull’identità dei prigionieri da rilasciare. Sono stati inoltre autorizzati a determinare la data finale del cessate il fuoco – in vista della possibilità che Hamas rilasci altri ostaggi – a condizione che la durata totale non superi i dieci giorni. L’Associazione delle vittime del terrorismo ‘Almagor’ ha annunciato che presenterà oggi una petizione all’Alta Corte di giustizia contro l’accordo. Intanto la Jihad islamica palestinese ha dichiarato su Telegram che nell’accordo raggiunto fra Israele e Hamas non saranno liberati ‘prigionieri non civili israeliani’, precisando che i soldati israeliani non saranno rilasciati finché “tutti i nostri prigionieri non saranno liberati dalle prigioni nemiche”. “Sottolineiamo il nostro continuo confronto con l’aggressore, a tutti i livelli politici e sul campo, al fine di contrastare tutti gli obiettivi di questa aggressione”, ha aggiunto la Jihad islamica. La pausa nei combattimenti durerà quattro giorni, con la possibilità di essere prolungata più a lungo. Lo ha dichiarato il ministero degli Esteri del Qatar, che ha svolto un ruolo chiave di mediazione nei negoziati tra Israele e Hamas, in quello che ha definito “un accordo per una pausa umanitaria”. Il premier e ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, ha ringraziato “i partner che hanno contribuito affinché fosse raggiunto l’accordo sulla pausa umanitaria a Gaza, in particolare gli Stati Uniti e l’Egitto”. L’auspicio, si legge in un messaggio diffuso su X, è che porti a “un accordo globale e sostenibile che ponga fine alla guerra e allo spargimento di sangue e che porti a colloqui seri per un processo di pace globale e giusto nel rispetto delle risoluzioni con legittimità internazionale”. Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha accolto con favore l’accordo umanitario mediato dall’estero tra i suoi rivali islamici di Hamas e Israele nella Striscia di Gaza, e ha chiesto soluzioni più ampie al lungo conflitto israelo-palestinese. L’amministrazione di Abbas, con sede in Cisgiordania, “apprezza lo sforzo di mediazione qatariota-egiziano”, vuole una tregua prolungata con Israele e “l’attuazione di una soluzione politica basata sulla legittimità internazionale”, si legge in un post sui social. Fonti ufficiali libanesi hanno riferito al quotidiano Nidaa Al Watan che il cessate il fuoco a Gaza, concordato con Hamas, dovrebbe applicarsi anche al confine settentrionale. Secondo il rapporto, l’esercito libanese è coinvolto in colloqui con Hezbollah nel tentativo di porre fine agli attacchi sul territorio libanese.

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