venerdì, Maggio 24, 2024

Camorra, il narcotrafficante Raffaele Imperiale “cede” alle autorità un’isola di sua proprietà davanti a Dubai

Il narcotrafficante Raffaele Imperiale ha ceduto alle autorità italiane un’isola di sua proprietà che si trova in un arcipelago di fronte a Dubai. La notizia è stata resa nota dal sostituto procuratore Maurizio De Marco, nel processo che vede una ventina di imputati tra cui anche il narcotrafficante internazionale, oggi collaboratore di giustizia. Il pm ha anche consegnato al gup le memorie contenti due manoscritti con cui Imperiale notifica la sua decisione. Il narcos di Castellammare di Stabia è accusato di aver importato in Europa, dal 2017 al 2021, almeno sette tonnellate di cocaina, e di avere messo in piedi un’organizzazione capace di esportare droga e riciclare denaro usando un metodo non tracciabile: il sistema dell’Hawala. Nel processo in corso a Napoli, che si sta celebrando con il rito abbreviato davanti al gup Maria Luisa Miranda, oltre al narcotrafficante internazionale Raffaele Imperiale sono imputati anche i suoi più stretti collaboratori. Tra questi figurano: Bruno Carbone, suo socio in affari; Corrado Genovese, il contabile del gruppo; Daniele Ursini, responsabile della logistica, e una serie di collaboratori e dipendenti. Appartenevano a Imperiale, arrestato a Dubai nel 2021 e oggi collaboratore di giustizia, anche due preziosissime due tele di Van Gogh, fatte ritrovare in una villa e anche queste consegnate ai magistrati italiani. Durante l’udienza in corso nell’aula 116 del Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli, è stata sollevata dal collegio difensivo un’eccezione riguardante l’utilizzabilità delle chat decodificate dalle autorità francesi e facenti parte del compendio accusatorio della Dda di Napoli. Dopo avere sospeso l’udienza per considerare l’istanza, il giudice ha deciso di rigettare la richiesta di sospensione avanzata dagli avvocati, che ritenevano invece opportuno attendere il pronunciamento delle Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione circa l’utilizzabilità di quelle conversazioni. Dopo essere stato consegnato dal contabile Corrado Genovese alle autorità italiane e sequestrato dal gip di Napoli, è stato trasferito nelle casse dello Stato il “tesoretto” in Bitcoin del valore di 1,8 milioni di euro, riconducibile al narcotrafficante internazionale. L’operazione finanziaria è stata realizzata attraverso una piattaforma di scambio internazionale di criptovaluta. Il contabile e più stretto collaboratore di Raffaele Imperiale era latitante dal 25 novembre 2022: è stato arrestato il 13 marzo 2023 dal Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli, insieme con lo Scico e la Squadra Mobile di Napoli, al suo arrivo a Fiumicino dagli Emirati Arabi Uniti. In quell’occasione consegnò i codici criptati attraverso i quali è stato possibile accedere a 2 milioni USDt, una moneta virtuale emessa dalla società Tether Ltd, che replica il valore del dollaro USA. Dopo complesse operazioni durante diversi mesi, il 16 novembre la somma corrispondente a 1,8 milioni di euro è confluita nel Fondo Unico Giustizia. Al centro delle indagini della Dda di Milano, oltre a Raffaele Imperiale, c’era anche Bartolo Bruzzaniti, signore incontrastato della distribuzione della droga destinata alle cosche della ‘ndrangheta in Lombardia. La terza figura del puzzle criminale è quella dell’altro broker campano Bruno Carbone, dal quale Bruzzaniti avrebbe acquistato carichi di droga per rifornire i clan del territorio milanese.

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