venerdì, Maggio 3, 2024

Omicidio Giulia Cecchettin, Turetta: “Sono affranto, voglio pagare tutto”

L’interrogatorio di garanzia di Filippo Turetta nel carcere di Verona si è concluso dopo circa mezz’ora. Il giovane, accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, si è avvalso della facoltà di non rispondere di fronte al gip Benedetta Vitolo, del pm Andrea Petroni, titolare del fascicolo, e del legale del ragazzo, Giovanni Caruso. Turetta ha pianto di fronte agli inquirenti. Stando all’ordinanza cautelare, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva terminata e di sequestro di persona. E’ stato lo stesso avvocato a spiegare che il giovane ha “ritenuto doveroso rendere dichiarazioni spontanee” confermando quanto detto in Germania. Nelle dichiarazioni alla polizia tedesca, non valide nel procedimento italiano, il 21enne aveva detti in sostanza di aver ucciso Giulia e di non aver poi avuto il coraggio di suicidarsi. L’interrogatorio è iniziato verso le 10 e già attorno alle 10:30 sono usciti il giudice e il pm. Ciò aveva fatto subito ritenere che il 21enne non avesse risposto alle domande del gip, che il 20 novembre aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per “l’inaudita ferocia” e la “manifesta disumanità” degli atti contestati a Turetta. Il 21enne non avrebbe rilasciato neanche dichiarazioni spontanee. Dato il tempo stringente, il 21enne ha optato per il silenzio come strategia difensiva. In questo modo l’avvocato difensore Giovanni Caruso avrebbe potuto guadagnare tempo per studiare gli atti di indagine dell’inchiesta, atti che l’avvocato ha potuto ottenere soltanto lunedì. Quello di Giulia Cecchettin è “un omicidio “aggravato dallo stalking”, ha affermato l’avvocato Nicodemo Gentile, legale di fiducia di Elena Cecchettin. Il 21enne “ha dimostrato di essere un molestatore assillante nei confronti della fidanzata. Infatti il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono fame di possesso verso la nostra Giulia. Un assedio psicologico che aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia. Un uso padronale del rapporto che ha spinto Filippo Turetta prima a perpetrare reiterate azioni di molestie e controllo. Anche tramite chiamate e messaggi incessanti e poi, in ultimo, l’omicidio, al fine di gratificare la volontà persecutoria del 21enne”. Già lunedì la difesa di Filippo Turetta aveva dichiarato di non voler chiedere il Riesame né misure cautelari meno afflittive. Niente istanza di domiciliari, dunque, che in ogni caso sarebbe stata concessa con estrema difficoltà. Nel frattempo, il 21enne ha trascorso i primi giorni nell’istituto penitenziario di Montorio (Verona), sempre sorvegliato a vista dagli agenti della polizia penitenziaria, essendo un detenuto a rischio suicidio. Il giovane ha chiesto libri per poter studiare e ansiolitici per dormire. Ha anche espresso il desiderio di vedere i suoi genitori. Il procuratore di Venezia Bruno Cherchi e il pm Andrea Petroni sono al lavoro per valutare se contestare a Turetta anche l’aggravante della premeditazione. I coltelli e il cambio di vestiti portati con sé, i sacchi di plastica neri trovati sopra il corpo di Giulia, il presunto sopralluogo effettuato alcune ore prima dell’omicidio nella zona industriale di Fossò (dove è avvenuta la seconda parte dell’aggressione alla ragazza), le ricerche via web su come sopravvivere in montagna effettuate giorni prima, e l’acquisto online di un nastro adesivo compatibile con lo scotch ritrovato a Fossò, sono tutti indizi che avvalorerebbero questa ipotesi. La Procura non ha ancora contestato neanche l’aggravante della crudeltà e l’occultamento di cadavere. Il pubblico ministero attende l’autopsia sul corpo di Giulia. La Procura ha chiesto alle autorità tedesche di inviare l’auto di Turetta direttamente ai carabinieri del Ris di Parma. Se dall’autopsia sul corpo di Giulia, in programma il 1° dicembre, emergesse che l’ex fidanzato avrebbe infierito su Giulia nell’ucciderla, a Filippo Turetta potrebbe essere contestata l’aggravante della crudeltà. Dall’esame bisognerà anche capire se per la morte di Giulia fu fatale quella spinta sul marciapiede che le fece sbattere la testa, mentre cercava di scappare a Fossò alle 23:40 dell’11 novembre. Turetta, apparso sempre dimesso e di poche parole, ha incontrato un frate cappellano del carcere. Il 21enne è stato collocato nel reparto di infermeria di Montorio per effettuare le visite psicologiche e psichiatriche dell’equipe medica. Si trova in una cella insieme a un altro detenuto, anche lui in carcere per un reato simile al suo. Nei prossimi giorni sarà trasferito nella sezione “protetti”, quella per i detenuti per reati a “forte riprovazione sociale” che, a loro tutela, non devono avere contatti con persone in carcere per altre tipologie di reati.

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