lunedì, Maggio 6, 2024

Striscioni e bandiere contro il termovalorizzatore, la protesta in Campidoglio

Striscioni, bandiere rosse, bianche e gialle di partiti politici e dei comitati ambientalisti, la musica di Antonello Venditti in sottofondo: ha preso il via così la manifestazione indetta per oggi dai comitati in piazza del Campidoglio per chiedere all’amministrazione comunale e al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, di fermare la costruzione del termovalorizzatore a servizio della Capitale in un’area a Santa Palomba, a sud della città. “No discariche, no inceneritori”, si legge su uno striscione rosso con la scritta bianca. “No all’inceneritore, blocchiamolo ora”, recita un altro cartello bianco con i titoli in rosso e in nero. In piazza sono accorse diverse decine di persone. Tra i dimostranti sono presenti anche attivisti del Movimento 5 stelle. “Siamo fermamente contrari a tecnologie obsolete come l’inceneritore di Gualtieri e siamo assolutamente favorevoli
al riuso e al riciclo delle materie prime e seconde che con il mega impianto verrebbero, invece, incenerite per centinaia di migliaia tonnellate ogni anno per oltre trent’anni”, hanno spiegato alcuni esponenti dell’Unione dei comitati contro l’inceneritore. “Si tratta di un’operazione decisamente in contrasto con i principi dell’Unione europea
in materia. E questo è per noi un dovere morale verso le future generazioni”, hanno concluso.  Le ragioni della protesta dei comitati del territorio e dei sindaci che oggi sono in piazza del Campidoglio per dire no al progetto del termovalorizzatore voluto dalla giunta capitolina “le condividiamo. Gualtieri ha sempre ignorato le osservazioni e le proposte che la Cgil Roma e Lazio e Legambiente, hanno avanzato nel tempo sulla gestione del ciclo dei rifiuti in città”. È quanto si legge in una nota di Legambiente e della Cgil di Roma e Lazio. “La scelta del termovalorizzatore si conferma sbagliata; dal bando di gara emergono infatti chiaramente tutte le nostre perplessità: il costo sarà molto più alto di quello dichiarato, avrà impatti sull’ecosistema e non permetterà la riduzione della produzione dei rifiuti, l’aumento della raccolta differenziata e il recupero della materia – prosegue la nota -. Continueremo a dire la nostra ma oggi siamo ancora più preoccupati del passato, perché Ama e quindi tutti i cittadini saranno obbligati a recuperare 600 tonnellate di rifiuti l’anno indifferenziati per 33 anni e mezzo. Una scelta miope, che non permetterà alla società di fare scelte virtuose e non permetterà quindi di migliorare la qualità del servizio erogato, la qualità del lavoro e di dare impulso alla transizione ecologica”.

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