giovedì, Maggio 2, 2024

L’abbandono dello stadio Flaminio: le immagini dal drone

La struttura, abbandonata da anni, è tornata a far parlare di sé dopo le recenti dichiarazioni del senatore e presidente della Lazio Claudio Lotito. Il dirigente ha infatti annunciato che verrà presentato un progetto di riqualificazione. Ubicato lungo viale Tiziano (strada che corre parallelamente a via Flaminia nel tratto compreso tra viale delle Belle Arti e ponte Milvio), nonostante il nome lo stadio appartiene amministrativamente al quartiere Parioli, alla cui estremità occidentale esso sorge, essendo il citato viale Tiziano adiacente al confine amministrativo con il quartiere Flaminio. Progettato dall’architetto Antonio Nervi con la collaborazione ingegneristico-strutturale di suo padre Pier Luigi, fu realizzato tra il 1957 e il 1958 e vide la sua inaugurazione il 19 marzo 1959. Costruito sull’area del preesistente stadio Nazionale, demolito nel 1957, lo stadio Flaminio fu destinato a ospitare gli incontri del torneo olimpico di calcio del 1960; secondo stadio della Capitale per capacità, ma il più capiente tra quelli privi di pista d’atletica, già dagli anni settanta fu utilizzato dalla Nazionale italiana di rugby e dalla Rugby Roma. Fino al 2011 lo stadio ospitò anche gli incontri interni dell’Atletico Roma, società professionistica che militava in Lega Pro di calcio e, nel passato recente, fu sede per un breve periodo degli incontri della squadra di football americano dei Marines Lazio. Inizialmente capace di più di 40.000 spettatori, poi ridotti a meno della metà per adeguamento alle norme di sicurezza, poteva a tutto il 2011 ospitarne circa 30000 grazie a tribune provvisorie in materiale tubolare, installate a cura della Federazione Italiana Rugby per garantire una maggiore affluenza in occasione degli incontri del Sei Nazioni; inutilizzato dal 2011 a favore dello stadio Olimpico per quanto riguarda le gare interne dell’Italia nel Sei Nazioni, dal 26 febbraio 2014 lo stadio è condotto dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio, a seguito della rinuncia della Federazione Italiana Rugby a continuare a utilizzarlo (in delega dal Coni che ne aveva la gestione per via degli eccessivi costi di rinnovamento. L’impianto è oggetto di uno studio di ristrutturazione da parte della facoltà di architettura dell’università La Sapienza.

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