
Un video shock, che documenta il pestaggio subito il 3 aprile da un 40enne detenuto tunisino nel corridoio del carcere di Reggio Emilia, è finito agli atti dell’inchiesta chiuda dalla Procura reggiana a carico di 10 agenti, otto dei quali accusati di tortura. Le immagini, riprese dalle telecamere interne del penitenziario, mostrano gli agenti della polizia penitenziaria prendere a pugni l’uomo, incapucciato con una federa, e calpestarlo con gli scarponi. Il filmato continua e il 40enne, denudato e sollevato di peso, sempre col cappuccio in testa, viene trascinato in cella. “Immagini agghiaccianti”, commenta l’avvocato della vittima. “Sono immagini agghiaccianti e inaccettabili, una violenza gratuita contro un uomo solo, privato della libertà, incappucciato, ammanettato e a terra. Ci tengo a sottolineare il lavoro della Procura di Reggio Emilia, che con la dovuta tempestività e determinazione ha svolto le indagini ed estrapolato quanto ripreso dalle telecamere interne, che altrimenti avremmo perso”. Così Luca Sebastiani, avvocato del detenuto vittima del pestaggio di cui sono accusati agenti della penitenziaria del carcere di Reggio Emilia. L’episodio risale al 3 aprile. Tentare di negare o minimizzare quanto accadde è “un affronto alle vittime e un danno alla coscienza” dell’Italia. Così ieri il capo dello Stato, Sergio Mattarella, nella commemorazione al Quirinale delle vittime delle foibe e dell’esodo istriano e giuliano-dalmata: i quasi ventimila italiani torturati, assassinati e gettati nelle fenditure carsiche dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della Seconda guerra mondiale. Previste altre commemorazioni: tra queste, la deposizione di una corona al cimitero monumentale di Verona, dove ci sarà il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. A Napoli, davanti alla lapide nel bosco di Capodimonte, è il sindaco Gaetano Manfredi a deporre una corona d’alloro in memoria delle vittime delle foibe e degli esuli giuliano-dalmati che trovarono ospitalità nel centro raccolta profughi di Capodimonte. A Milano le autorità civili e militari e le associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati si ritrovano in piazza della Repubblica. È il luogo che ospita il monumento dedicato ai Martiri delle Foibe, di fronte al quale è in programma una cerimonia di commemorazione e saranno deposte corone di fiori. “Sono immagini agghiaccianti e inaccettabili, una violenza gratuita contro un uomo solo, privato della libertà, incappucciato, ammanettato e a terra. Ci tengo a sottolineare il lavoro della Procura di Reggio Emilia, che con la dovuta tempestività e determinazione ha svolto le indagini ed estrapolato quanto ripreso dalle telecamere interne, che altrimenti avremmo perso”. Così Luca Sebastiani, avvocato del detenuto vittima del pestaggio di cui sono accusati agenti della penitenziaria del carcere di Reggio Emilia. L’episodio risale al 3 aprile. Incappucciato con un federa, messo pancia a terra con uno sgambetto e poi preso a pugni sul volto e sul costato, calpestato con gli scarponi, trattenuto alcuni minuti per braccia e gambe dagli agenti della polizia penitenziaria. Poi denudato e sollevato di peso, sempre col cappuccio in testa, fino a essere trascinato in cella. Il pestaggio subito da un 40enne detenuto tunisino, il 3 aprile in un corridoio di un carcere italiano, l’istituto di Reggio Emilia, è documentato dai video delle telecamere interne, finiti agli atti dell’inchiesta chiusa dalla Procura reggiana a carico di 10 agenti, otto accusati di tortura.






