mercoledì, Maggio 1, 2024

Diffamazione a mezzo stampa, fino a 4 anni e mezzo di carcere a giornalisti

Il giornalista rischia il carcere fino a 4 anni e mezzo.

E’ l’effetto di uno degli emendamenti presentati dal relatore Gianni Berrino (FdI) al ddl sulla diffamazione. Si introduce di fatto un nuovo articolo: il 13-bis alla legge sulla stampa. “Chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all’altrui reputazione, attribuisce a taluno con il mezzo della stampa” fatti “che sa essere anche in parte falsi è punito con il carcere da 1 a 3 anni e con la multa da 50mila a 120mila euro. Se si sa che l’offeso è innocente la pena aumenta da un terzo alla metà, cioe’ fino a 4 anni e mezzo di carecere. Il Pd insorge parlando di attacco “alla libertà di informazione”. Dubbi anche da Forza Italia che dice: “Dobbiamo approfondire”. “Togliamo le pene detentive per la diffamazione generica, le manteniamo per la diffamazione che si consuma con l’addebito del fatto preciso e falso, a tutela dell’onorabilità sociale del cittadino e della corretta informazione. Nessuno ha diritto di inventarsi fatti falsi e precisi per ledere l’onore delle persone. Quello non è diritto di informazione ma orchestrata macchina del fango, che lede anche il diritto alla corretta e veritiera informazione”. Lo ha detto il senatore Gianni Berrino, capogruppo di FdI in Commissione Giustizia, spiegando gli emendamenti presentati. “Questa maggioranza ha proprio un conto aperto con la libertà di informazione, se il relatore al provvedimento sulla diffamazione a mezzo stampa Berrino (FdI) ha proposto in commissione Giustizia una serie di incredibili emendamenti a un testo base – quello del senatore Balboni – già pesantemente negativo”. E’ quanto dichiarano in una nota congiunta i senatori del Pd membri della commissione Giustizia Alfredo Bazoli, Anna Rossomando, Franco Mirabelli, Walter Verini. “Gli emendamenti – spiegano – prevedono addirittura la possibilità del carcere per i giornalisti, un retaggio barbaro, condannato a più riprese da organismi europei e dalla Corte costituzionale. Una cosa gravissima, un segnale pesantissimo. Un attacco frontale che si inserisce in un testo base colpevolizzante, che – invece di tutelare i giornalisti dalle querele temerarie e intimidatorie, sanzionando chi le promuove a scopo di bavaglio – prevede multe e sanzioni proprio nei confronti dei giornalisti. La diffamazione a mezzo stampa è già tutelata da leggi. A non essere protetto è il lavoro dei giornalisti che, spesso con coraggio e senza tutele, svolgono un lavoro d’inchiesta prezioso per la libertà di informazione e per la società”.  “Non abbiamo fatto in tempo ad approfondire il contenuto degli emendamenti. Lo faremo in maggioranza prima di cominciare a votare. Il carcere per i giornalisti? Bisogna vedere se è conciliabile con la sentenza della Consulta”. Lo ha detto a caldo il senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin, interpellato sugli emendamenti del relatore Gianni Berrino di FdI al ddl sulla diffamazione, in cui torna il carcere per i giornalisti. “Il carcere per i giornalisti è un provvedimento incivile” e denota la paura di questo governo nei confronti della libertà di stampa. Questa è l’orbanizzazione del Paese”. Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi. “Parlare di carcere in caso di quella che viene considerata ‘diffamazione grave’ – prosegue – significa voler mettere il silenziatore a molte inchieste giornalistiche. Appare, inoltre, del tutto pretestuosa e funzionale a un disegno liberticida la confusione tra fake news e diffamazione a mezzo stampa. Con queste norme faremo un altro salto indietro nelle classifiche internazionali sulla libertà di informazione. L’auspicio è che in Parlamento anche pezzi della maggioranza sappiano reagire di fronte a questo ennesimo sfregio all’articolo 21 della Costituzione”. Nel primo periodo, si prevede il carcere solo come alternativa alla sanzione pecuniaria, cosa che non è in contrasto con la sentenza della Consulta di cui sopra, anche se la Corte aveva spiegato che il giudice può decidere di irrogare la pena detentiva “solo nei casi di eccezionale gravità”. Nel secondo periodo della norma, invece, la pena detentiva è cumulativa con la pecuniaria. E questo aspetto sembra che invece possa entrare in contraddizione, secondo quanto si osserva nel centrosinistra, con la famosa sentenza della Corte Costituzionale che si era espressa contro il carcere per i cronisti. Oltre all’articolo 595 del codice penale che disciplina la diffamazione a mezzo stampa, il relatore al ddl Gianni Berrino (FDI) propone di introdurre nell’ordinamento un altro articolo contro le ‘fake news’: l’articolo 595-bis. E questo prevede che “chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all’altrui reputazione, attribuisce a taluno con mezzi di pubblicità” o “in atti pubblici, fatti che sa essere anche in parte falsi, è punito, se l’evento si verifica, con la reclusione da sei mesi a un anno e con la multa da euro 15.000 a euro 50.000”.  Oltre all’articolo 595 del codice penale che disciplina la diffamazione a mezzo stampa, il relatore al ddl Gianni Berrino (FDI) propone di introdurre nell’ordinamento un altro articolo contro le ‘fake news’: l’articolo 595-bis. E questo prevede che “chiunque, con condotte reiterate e coordinate, preordinate ad arrecare un grave pregiudizio all’altrui reputazione, attribuisce a taluno con mezzi di pubblicità” o “in atti pubblici, fatti che sa essere anche in parte falsi, è punito, se l’evento si verifica, con la reclusione da sei mesi a un anno e con la multa da euro 15.000 a euro 50.000”. Ma nella nuova norma di prevede anche che quando queste condotte “consistono nell’attribuzione, a taluno che si sa innocente, di fatti costituenti reato, la pena è aumentata da un terzo alla meta’”. Infine, la parte che l’opposizione considera tra le più “gravi”: “Se l’offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o a una sua rappresentanza o a una autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate”.

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