lunedì, Aprile 29, 2024

Arresti Puglia, 65mila euro trovati in un sacco dell’immondizia sul balcone di Enzo Pisicchio

Nell’ambito delle indagini in Puglia su l’allora assessore pugliese all’Urbanistica, Alfonsino Pisicchio, con il fratello Enzo, presidente del movimento politico “Iniziativa Democratica”, emergono nuovi dettagli. A riprova delle presunte attività illegali, per i pm, a casa di Enzo Pisicchio vengono sequestrati, durante una perquisizione del 2020, 65mila euro in contanti nascosti in una busta per rifiuti trovata sul balcone della cucina. Secondo l’accusa, i due fratelli avrebbero sfruttato il loro ruolo per avere vantaggi e un “pacchetto di assunzioni”. Per i magistrati gli indagati mettevano in pratica “accortezze utilizzate nel pianificare incontri per evitare conversazioni telefoniche”, causando “danni patrimoniali alla Regione Puglia, al Comune di Bari e al buon andamento della pubblica amministrazione”. Nelle ordinanze, secondo Il Corriere della Sera, si descrive un sistema di “imprenditori-tecnici-politici messo in piedi per assicurare soldi e altre utilità”. Sempre secondo l’accusa, Alfonsino Pisicchio, con il fratello Enzo, avrebbe sfruttato il suo ruolo per avere vantaggi e un “pacchetto di assunzioni” per i familiari. L’accordo tra politica e aziende C’era un “contratto di programma”, come lo chiamavano gli stessi indagati. L’accordo vedeva da una parte l’allora assessore pugliese all’Urbanistica, Alfonsino Pisicchio, assieme a suo fratello Enzo, presidente del movimento politico ‘Iniziativa Democratica’, dall’altra le imprese che si avvalevano della mediazione dei due politici per ricevere dalla Regione Puglia contributi milionari per sostenere i loro investimenti. Per ricevere i finanziamenti le società stipulavano fidejussioni false con un sedicente broker assicurativo, Cosimo Napoletano, delle quali i Pisicchio erano probabilmente a conoscenza. Le accuse di corruzione I fratelli Pisicchio sono agli arresti domiciliari assieme a Napoletano (in carcere), all’imprenditore Giovanni Riefoli, e al dirigente del Comune di Bari Francesco Catanese. Altre due persone sono state sospese dalla professione per 12 mesi. Catanese è accusato di corruzione e turbativa d’asta (assieme ai Pisicchio) per aver alterato una gara da 5 milioni per la riscossione dei tributi, assegnata alla società di Riefoli in cambio dell’assunzione di sua moglie. I Pisicchio, per far alterare la gara, avrebbero ricevuto utilità per 50mila euro e un pacchetto di assunzioni. Secondo le indagini della Procura di Bari, che aveva chiesto 14 arresti, il “metodo Pisicchio” era ben rodato: in cambio della loro mediazione ricevevano dalle società finanziamenti illeciti per il loro partito, assunzioni per continuare a vantare un cospicuo pacchetto di voti, avevano un ruolo attivo nel sistema delle false fatturazioni con il quale le aziende creavano fondi neri per far ottenere loro utilità varie. Uno dei dossier seguiti dai Pisicchio è quello della BvTech spa, attiva nel campo Itc e cybersecurity. La società, grazie alla mediazione dei due fratelli, ottenne un finanziamento regionale di 9 milioni. Il cosiddetto “contratto di programma” (come lo chiama Enzo Pisicchio parlando con Saverio Friuli, del cda della BvTech) prevedeva che la famiglia Pisicchio aiutasse la BvTech nei rapporti con diversi enti regionali (Puglia Sviluppo, Innovapuglia, Aeroporti di Puglia e Acquedotto Pugliese). Per questo i Pisicchio si adoperavano affinché la società vincesse anche una gara con Aeroporti di Puglia. Per far questo il 16 dicembre 2019 Enzo Pisicchio organizzò incontri a Bari tra i vertici della società (gli indagati Raffaele Boccardo, Ad della BvTech, e Saverio Friuli) con Alfonsino Pisicchio (alla Regione Puglia) e con l’altro fratello, l’ex parlamentare Pino Pisicchio (non indagato), in un bar. Alla fine la gara non sarà aggiudicata alla BvTech. In breve tempo però furono assunti Natale Pisicchio, figlio di Alfonsino, e Massimiliano Antenore (indagato), factotum di Enzo Pisicchio, alla BvTech, e la figlia di Enzo Pisicchio, Rebecca, in un’altra società. A riprova delle attività illegali – secondo i pm – a casa di Enzo Pisicchio furono sequestrati 65mila euro in contanti nascosti in una busta per rifiuti trovata sul balcone della cucina. Nome in codice: “Un gelato da pagare” Poiché le pretese erano diventate ormai una consuetudine, se ne parlava anche al telefono con improbabili nomi in codice: come “un gelato” da pagare. Dove per gelato si intendeva l’assunzione di un elenco di persone indicate da Enzo Pisicchio. La conferma era nella telefonata tra l’avvocato Paolo Scarpa e l’imprenditore Diego De Fecondo (indagato a piede libero), titolare della Nir, che dalla Regione aveva ottenuto un contributo di 3 milioni. Diceva Scarpa a De Fecondo, al termine di una cena con Napoletano: “Ho un messaggio fra tutti, te lo posso dire così ti puoi già preoccupare: fra tutti quelli che hai conosciuto a Bari a chi devi offrire un gelato?”.

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