venerdì, Maggio 3, 2024

Ardea, fa pagare 12mila euro di suolo pubblico… anche se è privato: Comune condannato

Il Comune di Ardea costretto a rinunciare a circa 12mila euro, soldi che aveva chiesto nel lontano 2017 a una società che gestisce un ristorante annesso a uno stabilimento balneare.
Il motivo? Sono soldi non dovuti, perché calcolati su un’area considerata demaniale – su cui quindi si applicherebbe il canone di occupazione di suolo pubblico – ma che in realtà è privata, appartenente alla società che ha in gestione quel ristorante. “L’impugnato avviso di pagamento del 2017 risulta inficiato da gravi deficit istruttori e, di riflesso, motivazionali – si legge nella sentenza del Tar – risultando del tutto oscure le ragioni poste a sostegno della individuazione dell’oggetto della concessione in senso divergente rispetto al titolo, rinnovato appena due anni prima, dal quale si discosta immotivatamente contemplando una “area occupata da pertinenze 140 mq” Questa affermazione non trova alcun riscontro nella concessione demaniale marittima, nella quale si fa riferimento invece alla “occupazione di un’area demaniale marittima della superficie di mq 620 di cui mq. 200 di arenile per posa tavoli, sedie e attrezzature demaniali, mq. 140 di lastrico solare e 280 mq. coperti da manufatto …. Di cui mq. 280 occupati da opere di difficile rimozione…”. E ancora: “Nell’avviso di accertamento, d’altro canto, non è specificato in cosa consterebbe la suddetta pertinenza, mentre la parte privata ha documentato che l’intero edificio ove svolge l’attività di ristorazione risulta di sua proprietà e ha ragionevolmente ipotizzato che il comune abbia qualificato come pertinenziale il lastrico solare di 140 mq., di sua proprietà, come tale identificato nella concessione (che d’altronde riporta “mq. 0,00 occupati da pertinenze”)”. Un “errore di quantificazione del canone” di cui il Comune di Ardea era anche cosciente, ma probabilmente tra i differenti uffici amministrativi non si parlano. Risultato: pagamento da 12 mila euro annullato e 1.500 euro di spese legali da rimborsare.

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