domenica, Maggio 5, 2024

Dispositivi medici, l’Europa indaga sugli appalti cinesi. Pechino non ci sta: “Così danneggiate le nostre imprese”

L’Unione europea ha avviato un’indagine sugli appalti pubblici cinesi di dispositivi medici, con una mossa che rischia di aumentare ulteriormente le tensioni con Pechino. Bruxelles teme che la Cina stia favorendo i fornitori locali e che possa imporre restrizioni alle importazioni. Immediata la replica di Pechino, che parla di una decisione che “non fa altro che dare segnali protezionistici e colpire le imprese cinesi”. L’Unione europea teme in particolare che la Cina possa imporre restrizioni alle importazioni e condizioni “che portano a offerte basse in modo anormale che non possono essere sostenute da aziende orientate al profitto”, si legge nella nota. L’inchiesta dell’Ue arriva all’indomani della dichiarazione delle autorità tedesche di aver arrestato un assistente di Maximilian Krah, membro del Parlamento europeo per l’Afd e candidato di punta del partito alle elezioni europee di giugno, con il sospetto di spionaggio a favore della Cina. L’indagine è la prima nell’ambito dello Strumento per gli appalti internazionali dell’Ue, che mira a promuovere la reciprocità nell’accesso ai mercati internazionali degli appalti pubblici. I possibili sviluppi dell’inchiesta Se l’indagine accerterà un comportamento sleale, l’Ue potrà limitare l’accesso delle imprese cinesi al mercato degli appalti pubblici nel blocco dei 27 Paesi. La Gazzetta ufficiale dell’Ue specifica che l’indagine si concluderà entro nove mesi dall’inizio, anche se la Commissione potrà prorogarla di altri cinque mesi. L’avviso dice che Pechino è “invitata a presentare il proprio punto di vista e a fornire informazioni pertinenti” e che la Cina può anche “avviare consultazioni con la Commissione al fine di eliminare o porre rimedio alle presunte misure e pratiche”. Il mercato dei dispositivi medici e le indagini per i sussidi alle tecnologie green Il mercato cinese dei dispositivi medici è il secondo più grande dopo gli Stati Uniti, con un valore di circa 135 miliardi di euro nel 2022 (145 miliardi di dollari), secondo un rapporto del 2023 del think tank cinese Merics. Negli ultimi mesi Bruxelles ha avviato una serie di indagini contro la Cina per i sussidi alle tecnologie verdi. Scelta che ha provocato le ire di Pechino all’inizio di aprile, dopo l’annuncio di un’inchiesta sui fornitori cinesi di turbine eoliche. Altre indagini si sono concentrate sui sussidi cinesi per i pannelli solari, le auto elettriche e i treni, mentre Bruxelles cerca di allontanarsi dall’eccessiva dipendenza dalla tecnologia cinese più economica. Obiettivo “liberarsi” dai legami economici con la Cina I funzionari dell’Ue hanno ripetutamente affermato di voler “liberarsi” dai legami economici con la Cina dopo che l’aggressione di Mosca all’Ucraina ha messo in luce la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia. Martedì il Parlamento europeo ha approvato un divieto sui prodotti realizzati con il lavoro forzato, che i sostenitori sperano venga utilizzato per bloccare le merci provenienti dalla Cina. Pechino: “Segnale di protezionismo, danneggia l’immagine dell’Ue” Immediata la replica di Pechino attraverso le parole del portavoce del ministro degli Esteri Wang Wenbin: “L’Unione europea ha spesso utilizzato i suoi strumenti commerciali e le misure di sostegno commerciale, ma queste misure non fanno altro che inviare segnali protezionistici, prendendo di mira le imprese cinesi e danneggiando l’immagine dell’Ue”. “L’Ue si vanta sempre di essere il mercato più aperto del mondo, ma tutto ciò che il mondo esterno vede è che si sta gradualmente spostando verso il protezionismo – ha proseguito il portavoce -. Esortiamo la parte europea a mantenere la sua promessa di apertura del mercato e concorrenza leale, a rispettare le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio e a smettere di usare qualsiasi scusa per reprimere e limitare senza fondamento le imprese cinesi”.

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