giovedì, Maggio 9, 2024

“Mancano i fondamentali normativi e amministrativi”

Una piccola “Brexit” del litorale? La domanda arriva a pochi giorni dall’approdo in consiglio comunale del progetto “Porta d’Italia”, la nuova provincia che porterebbe diversi comuni a “divorziare” da Città Metropolitana di Roma Capitale. Un progetto di cui si «parla da 40 anni» ma che ad oggi ha delle «argomentazioni» poco «approfondite». «Mancano i fondamentali sia normativi che amministrativi», ha evidenziato il capogruppo Pd – La Forza della Comunità, Silvia Marongiu. Dai dettami normativi il numero di abitanti necessario per la realizzazione di una nuova provincia, ha sottolineato, non è sufficiente: «Non deve essere inferiore ai 350mila abitanti». Dal punto di vista degli atti, il consigliere dem parla di «una delibera per certi versi vuota». Dettagli che bisognava approfondire con incontri e confronti a dispetto di quanto invece avvenuto: «Oltre all’assemblea è stata fatta una commissione di 30 minuti». Troppo poco insomma. «Quali sono i vantaggi? Quali sono le entrate? Cosa è sostenibile a livello economico e finanziario da questo ente?» sono solo alcune delle domande poste da Marongiu che per certi aspetti sembra andare nella direzione tracciata dal sindaco Elena Gubetti che sin dall’inzio si è mostrata e detta scettica sulla possibilità di andare a creare un nuovo Ente provinciale. «Bisogna entrare nel merito e far capire ai cittadini anche cosa è arrivato da Città Metropolitana», prosegue ancora Marongiu parlando di circa oltre 60milioni di euro in due anni. E di questi fondi, alcuni, sono stati destinati proprio alla città ladispolana con contributi per il Pnrr, per la progettazione europea, … Insomma: «Bisogna tenere conto dei numeri e soprattutto di che ricadute potrebbe avere. Non vorrei – prosegue ancora – che fosse solo un momento legato alle europee e dunque che si risolva in una bolla di sapone». Il consigliere dem, proprio come il collega, Roberto Garau torna a evidenziare come sia necessario il coinvolgimento da parte della cittadinanza: «Non è corretto che siano i consiglieri a dover decidere sul futuro delle persone».

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