domenica, Maggio 12, 2024

Aosta, “pressioni in strutture sanitarie pubbliche contro l’aborto”

Il Centro donne contro la violenza di Aosta denuncia che “sono pervenute segnalazioni di donne che, giunte in presidi sanitari pubblici del territorio regionale per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, sono state negli stessi luoghi sottoposte a indebite interferenze e pressioni da parte di volontari, consistenti nell’imporre l’ascolto del battito fetale o nella promessa di sostegni economici o beni di consumo, con il preciso intento di dissuaderle dalla scelta di abortire, personalissima e spesso sofferta”. La struttura, “in sinergia con i Centri antiviolenza aderenti alla rete nazionale Di.re – Donne in rete contro la violenza, avvierà pertanto azioni di monitoraggio della corretta applicazione della legge 194/1978 nel territorio regionale, e azioni di sensibilizzazione e resistenza, sostenendo le donne e valutando con esse, qualora ne ricorrano le condizioni e nel rispetto della loro volontà, ogni iniziativa utile a tutela delle stesse”. Il Centro donne “condivide, infatti, le preoccupazioni da più parti espresse per la scelta del governo di prevedere, con un emendamento alla legge 194, la possibilità per i consultori, presidi pubblici di accoglienza e tutela della salute della donna, di concordare la presenza delle cosiddette associazioni pro-vita, non solo a supporto dei percorsi di maternità difficile dopo la nascita, ma anche nella delicatissima fase di maturazione della decisione di interrompere, o meno, la gravidanza”. “È gravissima la denuncia di Aosta – dichiara la capogruppo di Alleanza Verdi e sinistra alla Camera Luana Zanella -. Spero che la vicenda verrà affrontata adeguatamente dalle autorità, intanto non c’è dubbio, e credo che nessuno possa smentire, che tutto questo è anche frutto del clima voluto da questo governo che ha attaccato frontalmente la legge 194”. Ma l’Usl della Valle d’Aosta dichiara in una nota che “non risultano volontari di associazioni pro-vita nei consultori o in ospedale e che nessuna segnalazione in tal senso è arrivata all’azienda né da parte di cittadini né da parte di associazioni”. Inoltre, il dipartimento Politiche sociali dell’assessorato Sanità, salute e politiche sociali comunica che ai suoi uffici “nessuna segnalazione in merito è pervenuta dall’associazione che gestisce il centro anti-violenza”. Commenta così la denuncia la presidente di Svs Donna aiuta donna Onlus Alessandra Kustermann, ginecologa e primo primario donna della clinica Mangiagalli di Milano: “Se fosse dimostrato che davvero è stato fatto ascoltare il battito cardiaco fetale a una donna che aveva chiesto di abortire in una struttura pubblica, sarebbe grave”. E aggiunge: “La promessa di beni non è illegittima, ma dirlo a una donna che ha già preso la sua decisione non è giusto. Se una donna dichiara che non può tenere un figlio per motivi economici, per solitudine, allora è giusto farle sapere che ci sono aiuti pubblici o privati. Ma far sentire invece il battito del cuore non è corretto perché è una crudeltà, è una cosa che rimane anni nella testa di una donna, è una violenza privata. Ed è vietato dall’articolo 2 della 194 che dice, in sostanza, puoi parlare alla donna di soluzioni alternative ma non compiere una violenza crudele. Spero che le donne che si sono rivolte al centro di Aosta abbiano il coraggio di venire fuori e denunciare”. “Far sentire il battito del nascituro a una donna che sta andando ad abortire certamente non è un modo per aiutare le maternità difficili. È una cosa che non bisogna fare, però non è stato certamente un volontario a fare questo perché per far sentire il battito c’è bisogno di un’ecografia e di un ginecologo, quindi si tratta di una prassi che evidentemente è stata di qualche ginecologo e quindi è giusto che casomai sulla stampa emerga questa cattiva prassi medica”. Così la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha commentato le segnalazioni pervenute al Centro contro la violenza di Aosta.
 

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