“Ho deciso di proseguire con tutta la forza alla guida del governo della Spagna”. Ad annunciare la scelta fatta è stato il premier spagnolo Pedro Sanchez. “Mia moglie e io – ha detto – sappiamo che questa campagna di discredito non si fermerà, sono 10 anni che la subiamo. E’ grave”. Sanchez ha poi espresso apprezzamento per “la solidarietà e l’empatia arrivate da ogni parte”. È stato consigliere comunale di Madrid dal 2004 al 2009. Nel 2009 è diventato membro del Congresso dei Deputati. Nel 2014 è diventato Segretario generale del PSOE, ed era il candidato del partito come primo ministro nelle elezioni generali del 2015 e del 2016. Durante il suo primo mandato come Segretario generale, fu fortemente contrario alla rielezione di Mariano Rajoy come Primo ministro. Rajoy aveva bisogno dell’astensione del PSOE al Congresso dei Deputati per assicurarsi una maggioranza parlamentare. Le tensioni si sono sviluppate all’interno del partito che ha permesso a Rajoy di formare un governo; a causa dell’opposizione di Sánchez, il 1º ottobre 2016 si è dimesso dal ruolo di Segretario generale. Sánchez ha rassegnato le dimissioni e un comitato di assistenza ha assunto la direzione del partito. Alla fine vinse le primarie del PSOE, sconfiggendo Susana Díaz e Patxi López, e fu reintegrato segretario generale nel giugno 2017. Sotto il suo mandato, il Governo della Spagna sostenne la gestione del referendum sull’indipendenza catalana e la successiva crisi costituzionale. Il 31 maggio 2018 il PSOE presentò una mozione di sfiducia al governo di Rajoy, approvando con successo la mozione dopo aver ottenuto il sostegno di Unidas Podemos, nonché di vari partiti regionalisti e nazionalisti. Sánchez prestò successivamente giuramento come Presidente del Governo dal re Filippo VI il giorno successivo. Ha continuato a guidare il PSOE guadagnando 38 seggi nelle elezioni generali dell’aprile 2019, la prima vittoria nazionale del PSOE dal 2008, anche se non raggiunsero la maggioranza. Dopo il fallimento dei colloqui per formare un governo, Sánchez ottenne nuovamente il maggior numero di voti alle elezioni generali del novembre 2019 e nel gennaio 2020 ha formato un governo di coalizione con Unidas Podemos. Ha presentato le proprie dimissioni il 29 maggio 2023 dopo la sconfitta del proprio partito alle elezioni regionali e comunali, spingendolo a indire nuove elezioni per il successivo 23 luglio e rimanendo comunque in carica fino alla nomina del nuovo governo da lui presieduto.