I finestroni anneriti dal fumo, il tetto danneggiato e a terra le tegole rotte, divelte e lanciate dai detenuti. I segni della rivolta di mercoledì sera ben sono visibili.
Il fuoco appiccato con bombolette di gas da campeggio. L’VIII Sezione di Regina Coeli completamente devastata, la denuncia della CISL Federazione Nazionale Sicurezza del Lazio che l’ha ispezionata. Nel reparto manca anche l’elettricità. “Va chiusa”, la richiesta del sindacato. Condizioni di lavoro e carcerarie inaccettabili. Nonostante i danni, nessun detenuto è stato trasferito. Resta la voragine del personale di Polizia Penitenziaria. 142 agenti in meno sui 480 previsti. Molti di più se si considerano i 150 poliziotti in distacco e che comunque sono conteggiati nell’organico. Il sovraffollamento tra i più alti d’Italia, al 184%. 1160 presenze su 628 posti disponibili. Il carcere dei tre scalini, come lo chiamano i romani, vanta anche il triste primato del maggior numero di detenuti che si sono tolti la vita dietro le sbarre.
“Qui arriva di tutto”, spiega Padre Vittorio. “Persone depresse, con problemi psichici, tossicodipendenti. In queste condizioni il carcere non ha alcuna funzione riabilitativa”, dice lo storico Cappellano di Regina Coeli.