sabato, Dicembre 7, 2024

I guai della sanità viterbese sotto la lente della Uil

«Quando sono arrivato un anno fa a Viterbo pensavo fosse una provincia ricca e strutturata, invece ho trovato una situazione di fatiscenza degli ospedali». Con una sola frase, il commissario Asl Egisto Bianconi sintetizza lo stato di salute del sistema sanitario della Tuscia. Stigmatizzando come «le stanze a 4 letti di Belcolle con i bagni nei corridoi sono standard che non rendono attrattiva la struttura pubblica» e il passare dal pronto soccorso dell’ospedale viterbese dove «oltre alla salute si perde anche la dignità» e quindi «trovare chi deve lavorare in quelle condizioni diventa difficile». Senza considerare l’età media degli operatori che «è ovvio sia alta se non si fanno concorsi. Rischiamo di perdere un ricambio generazionale». E tra i dazi pagati alle difficoltà che affliggono la sanità viterbese ci sono anche i 50 milioni di euro della mobilità passiva nel Viterbese. «Un saldo negativo tra quanto incassa la Regione e i costi sostenuti per pagare i servizi erogati da strutture sanitarie di altre regioni a cui ricorrono i cittadini della provincia di Viterbo. Paghiamo circa 50 euro a persona per mandare i viterbesi a curarsi fuori dal Lazio». È uno dei vari elementi di criticità del sistema sanitario locale evidenziati nell’intervento del segretario regionale Uil Lazio Alberto Civica durante il convegno su “Servizio sanitario… Prospettive future”, tenuto presso la sala Benedetti di Palazzo Gentili. Una panoramica sullo stato attuale del servizio sanitario nazionale, tra pubblico e strutture private accreditate, e le problematiche legate a liste d’attesa, carenza di personale medico, infermieristico e operatori sanitari. Un evento che avrebbe dovuto vedere la partecipazione del presidente della Regione Francesco Rocca e del segretario nazionale Uil Pierpaolo Bombardieri, invece assenti. Il primo per impegni istituzionali e la concomitanza con il consiglio regionale, il secondo per un incontro convocato dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni. Mancanza di investimenti e di personale, liste d’attesa e una propensione a dirottare fondi verso la sanità privata. Giancarlo Turchetti, segretario Uil Viterbo, individua nell’amministrazione Polverini l’origine di tutti i problemi della sanità locale: con la chiusura delle strutture periferiche si è concentrato tutto su Belcolle. Scelta che ha portato all’aumento della mobilità passiva». Bene che ora la Regione a guida Rocca voglia ammodernare alcuni ospedali – Belcolle, Civita Castellana, Tarquinia – e realizzare una nuova struttura ad Acquapendente ma annota «come si fanno funzionare, se non c’è il personale e, soprattutto, qualificato?». «Si mettono sul tavolo 990mila euro per prestazioni fuori soglia, aggiuntive, ma se non ci sono operatori il rischio è che i fondi vadano verso il privato. Oltre 2,5 milioni di persone, a causa delle lunghe liste d’attesa, non potendo rivolgersi al privato non si cura più. Occorre finanziare la sanità pubblica e pagare adeguatamente il personale, anche per evitare fughe delle migliori professionalità verso strutture tecnologicamente più attrezzate». E per potenziare il livello professionale degli operatori, Turchetti sposa appieno l’idea del commissario Asl Egisto Bianconi: l’apertura della facoltà di medicina a Viterbo. «Evitare una sanità pubblica a tre velocità tra ticket, intramoenia e privati» è l’esortazione di Maurizio Bizzoni, segretario provinciale Uil Fpl, che pone l’accento su liste d’attesa infinite, carenza di posti letto «a oggi ne mancano circa 270 per raggiungere l’obbligo di legge dei tre ogni mille abitanti» e di personale: «Mancano 300 medici e 430 operatori del comparto, una situazione che incide sulle condizioni di lavoro con turni e orari pesanti». «Servono piani assunzionali» afferma e rimarca la necessità che le istituzioni collaborino. «È necessaria la convergenza di tutte le forze politiche perché la salute non può avere bandiere né scadenze di mandato. La sanità deve essere davvero accessibile a tutti». «Viterbo è fanalino di coda, calano i medici di famiglia e anche i pediatri di libera scelta» dichiara il segretario regionale Uil Alberto Civica, il quale si interroga anche su come affrontare l’invecchiamento dei pazienti – nel Viterbese «1 su 4 è anziano» – ma anche quello degli operatori «solo il 3% degli attuali è attorno ai 30 anni». «Serve un piano assunzioni per Viterbo, occorre incrementare il personale al di là di quello necessario a coprire il turn over o le stabilizzazioni» incalza. Nel suo intervento Enrico Panunzi, vicepresidente del consiglio regionale, non vede prospettive rosee per il sistema sanitario «anche per questioni di denatalità» e rileva la mancanza di un Pnrr «per le risorse umane, con maggiori risorse certe e un piano assunzioni«. Mentre il presidente della Provincia Alessandro Romoli stigmatizza: «Il mondo della sanità è da sempre quello più politicizzato. Dobbiamo ripensare, riprogrammare soprattutto noi amministratori il sistema, perché se l’attuale situazione della sanità è frutto dello scontro politico allora c’è solo una parola da dire: vergogna». E Bianconi gli fa eco: «Occorre ricostituire il sistema di merito mettendo a cardine i nostri valori. E sarebbe opportuno per realizzare un modello valido ragionare tutti insieme per disegnare una programmazione finalizzata a rifondare un sistema che funzioni per la collettività». E una “sanità di tutti e per tutti” sarà una delle richieste avanzate nello sciopero indetto per il 29 novembre da Cgil e Uil.

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