domenica, Dicembre 8, 2024

Alla Stellantis di Cassino in agitazione tutte le aziende coinvolte nell’indotto

150 lavoratori rischiano il licenziamento e potrebbero non essere i soli. Alla Stellantis di Cassino in agitazione tutte le aziende coinvolte nell’indotto. Il gruppo ha un centinaio di stabilimenti in tutto il mondo e circa 160mila dipendenti. Il principale azionista di Stellantis è Exor, la holding olandese della famiglia Agnelli, con il 14,2%. Il secondo azionista è Peugeot, con il 7,1%, il terzo il governo francese tramite Bpi, con il 6,1%. I cancelli dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano chiusi per cassa integrazione, per mancanza di ordini. Che vuol dire attività produttiva sospesa. Mentre i 150 lavoratori degli appalti rischiano il posto di lavoro. Il loro contratto scade infatti il 31 dicembre. Sono tutti partiti all’alba con tre pullman per raggiungere la Capitale e unirsi allo sciopero. Quello davanti ai cancelli dello stabilimento di Piedimonte San Germano prosegue a oltranza, in un clima di grande tensione. Il presidio è iniziato undici giorni fa, il 18 novembre, anche quello degli altri i dipendenti delle aziende di servizi che lavorano per Stellantis: De Vizia, Trasnova, Logitech e Tecnoservice. Mentre all’interno dello stabilimento, si lavora su un solo turno con la dirigenza Stellantis che sta sosituendo gli operai in protesta con i propri – contro legge – denunciano i sindacati. L’attività produttiva nell’impianto di Cassino sarà sospesa. Lo stop avverrà nell’ambito dell’attuale contratto di solidarietà in vigore fino al 31 dicembre. La sospensione, ha spiegato l’azienda, è legata alla mancanza di ordini e all’adeguamento del mix produttivo. Nelle scorse ore la situazione dello stabilimento Stellantis Cassino Plant è stata al centro di una seduta della Commissione Industria in Regione Lazio. Durante la quale la vice presidente Roberta Angelilli ha espresso tutta la preoccupazione della giunta sull’attuale quadro industriale. Da mesi gli impianti di Stellantis lavorano a regime ridotto, in alcune fasi la produzione si è praticamente fermata in tutti gli stabilimenti. Se entro il gennaio 2025 non si procederà al rinnovo contrattuale – tuonano i sindacati – e non saranno messi dal governo, dalla politica, gli ammortizzatori speciali, ci sarà una guerra sociale che potrà contare oltre 1000 posti di lavoro persi.

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