venerdì, Novembre 28, 2025

Il quartiere del Trullo, dove arte e poesia si incontrano

A Roma le periferie sono tante e tra loro tutte diverse, con una propria storia da raccontare. Il quartiere del Trullo nasce come borgata della estrema periferia della città e oggi, a quasi 90 anni dalla sua costruzione, è un quartiere del quadrante sud in continua evoluzione e alla ricerca della propria identità, in una città che ha continuato a espandersi e a crescere. Le radici del quartiere affondano nel 1939, quando iniziò la costruzione della “Borgata Costanzo Ciano”, intitolata al conte ammiraglio della Marina che fu ministro del governo Mussolini e padre di Galeazzo, marito di Edda Mussolini, la figlia del duce. Dal 1940 si insediarono le prime famiglie negli edifici progettati dagli architetti Giuseppe Nicolosi e Roberto Nicolini: si trattava di emigrati rimpatriati dall’estero che tornavano in Italia dopo anni vissuti in un Paese straniero. Prima di allora la zona era paludosa e gli unici insediamenti erano industriali, nati durante la Prima guerra mondiale per la difesa bellica. La borgata, tirata su in pochi mesi su un terreno strappato alla palude, nasce subito prima della seconda guerra mondiale e a causa della guerra stessa. Nel giugno del 1939 i ministri Ciano e von Ribbentrop firmano il trattato di alleanza politica e militare tra Italia e Germania, il noto “Patto d’Acciaio”. Da quel momento l’Italia lega le sue sorti a quelle della Germania hitleriana e si troverà ben presto coinvolta nella guerra. Fin dalla primavera del 1939 migliaia di italiani all’estero, emigrati non naturalizzati, sentendo possibile un intervento in guerra dell’Italia, per non rischiare di rimanere bloccati all’estero o, peggio ancora, di essere trattati come nemici decidono di rientrare in Italia. A Roma, così come nelle altre grandi città, cominciano ad arrivare i primi treni straordinari pieni di rimpatriati. Il Ministero degli Esteri favorisce il rientro dei connazionali promettendo casa e lavoro al rientro da Francia, Algeria, Egitto, Marocco e Tunisia. Nasce così l’esigenza di costruire rapidamente case popolari e nuovi quartieri nelle periferie delle città. A Roma le prime case di questo tipo nascono al Tufello, a Monte Sacro e in zona Magliana con la nuova borgata Ciano. Queste nuove costruzioni avrebbero dovuto essere provvisorie, un’intenzione confermata dall’estrema povertà estetica delle case, più simili a caserme che ad abitazioni, e anche dal materiale “autarchico” utilizzato. La borgata si riempì così di persone che di fronte a condizioni di vita difficili, in un territorio tagliato fuori dalla città e mal collegato, si ritrovarono ben presto delusi e sconfortati. Ma questa è solo una parte della storia, perché poi ai primi inquilini seguirono famiglie provenienti da altri quartieri di Roma che si trasferirono nelle case popolari da quartieri centrali soggetti a sventramenti o ristrutturazioni, come Testaccio e la zona del Foro Romano. Di lì a pochi anni la guerra arriva anche nella borgata, molti uomini partono per il fronte, altri lavorano nell’edilizia per la costruzione del nuovo quartiere dell’E42 (l’EUR). Oltre alle donne anche gli anziani si dedicano all’agricoltura nei piccoli appezzamenti di terra tra un edificio e l’altro. In questo periodo l’intero viale Ventimiglia diviene una lungo e grande “orto di guerra”. Con la caduta del fascismo la borgata cambia nome e si chiama per qualche anno Borgata Duca d’Aosta, dal nome del principe Amedeo di Savoia morto in battaglia in Africa. Con il referendum del 2 giugno 1946, che vide la nascita della Repubblica, la borgata cambiò nome un’altra volta e iniziò a chiamarsi Borgata del Trullo, dai vicini Monti del Truglio che a loro volta presero il nome da un antico sepolcro Romano sulla riva destra del Tevere, il “Turlone”. Il sepolcro deve essere stato proprietà di una ricca famiglia romana date le sue dimensioni. Nel dopoguerra molte famiglie povere, sfollate dalle zone distrutte dai bombardamenti o provenienti da altre regioni d’Italia, si stabilirono al Trullo. La popolazione aumentò molto rapidamente negli anni ’50 e ’60, nel periodo di boom economico e demografico che portò a Roma migliaia di persone dalle campagne e dalle altre regioni italiane a cercare lavoro. Furono anni di crescita urbanistica disordinata e abusiva, che insieme ai cattivi collegamenti con il centro aumentarono il senso di disagio e isolamento degli abitanti. In quel periodo, tra i cortili del Trullo Gianni Rodari ambienta la favola “La torta in cielo” del 1964, nata nella scuola elementare Collodi, tra gli scolari della signorina Maria Luisa Bigiaretti e pubblicata a puntate sul Corriere dei Piccoli.

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