Il generale Mauro Obinu ha fornito alla Commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori una sua valutazione delle indagini condotte nei primi anni dopo le scomparse. Secondo Obinu, all’epoca credeva che le due ragazze potessero essere state vittime di un rapimento a scopo sessuale, un’idea influenzata dall’esperienza di alcuni suoi colleghi veterani delle forze dell’ordine, che avevano affrontato simili crimine nella Roma degli anni ’70 e ’80. Obinu ha raccontato che in un primo momento l’attenzione era rivolta alla possibilità di una tratta di persone, alla luce della giovane età delle ragazze e del collegamento tra di loro, evidenziato anche da una foto che le ritraeva insieme durante un’udienza papale. Tuttavia, l’emergere di figure che lo stesso Obinu ha chiamato “disturbatori” all’interno dell’inchiesta ha complicato ulteriormente la situazione, portando a considerare anche l’ipotesi di un intrigo internazionale in relazione alla cittadinanza vaticana di Emanuela e al contesto dell’attentato al Papa del 1981. Nonostante queste distrazioni, Obinu ha confessato che, col passare del tempo, è tornato alla sua convinzione iniziale riguardo a una possibile natura sessuale del crimine. Ha definito l’intera indagine come un “grande insuccesso investigativo”, un riconoscimento di come le piste seguite non abbiano portato a risultati concreti su un caso che ha colpito l’opinione pubblica italiana e internazionale per decenni.






