giovedì, Maggio 1, 2025

Al Teatro di Roma il più piccolo tra i musei civici

Il più piccolo tra i musei civici cittadini, e tra i più piccoli della città, nei suoi 100 metri quadri di superficie raccoglie quasi 300 anni di storia di uno dei teatri più antichi di Roma. Bisogna salire fino all’ultimo piano dello stabile di largo Argentina, con ingresso dal botteghino, per visitare questo piccolo gioiello espositivo e ammirare costumi, libretti, dipinti, antiche decorazioni e documenti che ripercorrono e ricostruiscono la storia del Teatro di Roma. La visita è anche l’occasione per affacciarsi dalla terrazza, da cui si gode una vista unica sull’area archeologica di largo Argentina. Il Museo del Teatro Argentina, ideato da Cecilia Pericoli Ridolfini nel 1973, venne collocato sin dall’inizio nel sottotetto del teatro. Il Museo è articolato in tre sezioni.  La prima, topografica, documenta le trasformazioni urbanistiche dell’area dove sorge il Teatro. La seconda comprende i resti della struttura antica e delle precedenti decorazioni del Teatro con quattro frammenti del velario (il soffitto) più antico, con putti e festoni di fiori; due dipinti murali in stile pompeiano (della fine del XIX secolo); il cartone definitivo e cinque studi originali per il sipario raffigurante la “Ninfa Egeria che consiglia Numa Pompilio” che assieme a due disegni preparatori per il sipario del Teatro Apollo, sono opere di Cesare Fracassini, celebre pittore romano di metà Ottocento. In una delle teche è esposta una interessante caricatura realizzata da Pier Leone Ghezzi di Nicola Zabaglia, che ha avuto un ruolo importante nella storia della carpenteria, considerato il “mago delle impalcature” e delle strutture necessarie a tecnici e maestranze per lavorare su edifici molto alti, insignito dell’onorificenza di “mastro della fabbrica di San Pietro”. La sua bravura era a tal punto riconosciuta che quando nel 1726 si decise di restaurare i mosaici della facciata della basilica di San Paolo fuori le Mura gli artisti accettarono di lavorare e salire sulle impalcature solo dopo aver avuto la garanzia che a progettare le impalcature fosse stato il maestro Zabaglia. Vale la pena anche contestualizzare la figura di Pier Leone Ghezzi, artista attivo a Roma nella prima metà del Settecento che a Roma diviene famoso anche per le sue caricature, tanto che tutti i personaggi più importanti della Roma del tempo ambivano ad essere ritratti da lui.  Nel Museo è esposto, inoltre, uno dei rotoni in legno del XVIII secolo usati per il sollevamento del sipario e delle scene e manovrare tutte le parti meccaniche del teatro attraverso pesanti corde. Per manovrarli, fino agli inizi del Novecento, il teatro Argentina per la stagione teatrale reclutava dei marinai, perché avevano dimestichezza con le cime e le corde delle imbarcazioni.  In questa parte del Museo si trovano anche un’antica capriata in abete bianco, parte dell’originaria copertura del teatro e bassorilievi di Biagini, risalenti all’epoca del rifacimento di Marcello Piacentini.  La terza sezione ospita documenti sulla vita del teatro, illustrata con costumi di scena de “I Masnadieri”, foto di locandine, disegni e ritratti di cantanti e attori, dalla prima opera rappresentata “Berenice” (1732) agli allestimenti scenici del ‘900. Alcuni dei materiali esposti sono riproduzioni di originali conservati presso la biblioteca Museo Teatrale SIAE, l’Archivio Capitolino e il Museo di Roma di Palazzo Braschi. 

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