L’Interporto di Civitavecchia si presenta come un esempio concreto di rigenerazione e innovazione nel settore logistico e industriale, in un momento storico di ripensamento strategico per la città. Posseduto dal Comune ma gestito da Cfft da cinque anni, l’interporto ha subito una trasformazione significativa, passando da simbolo dell’incompiuto a un hub efficiente e strategico per il Mediterraneo, grazie a investimenti e a una gestione lungimirante. Gli interventi incisivi hanno coinvolto diversi settori: dalla diversificazione delle attività, con spazi per automobili nuove e vari tipi di merce, fino a miglioramenti infrastrutturali che, se completati, potrebbero rendere il collegamento ferroviario Civitavecchia-Orte ancora più efficace, collegando il sito alle reti di trasporto nazionali e internazionali. Particolarmente innovativi sono gli obiettivi ambientali dell’Interporto: grazie a un investimento di 20 milioni di euro, di cui 14 provenienti da fondi europei e statali, si mira a realizzare la prima Hydrogen Valley del centro Italia. Questo progetto prevede la produzione autonoma di idrogeno verde attraverso un elettrolizzatore di Ansaldo Green Tech, e il conseguente sviluppo di infrastrutture di rifornimento multifuel, tra le prime in Italia a offrire idrogeno, elettrico, benzina e diesel. Inoltre, l’interporto si sta attrezzando per un futuro sostenibile installando pannelli fotovoltaici sui tetti dei magazzini e delle officine, contribuendo così alla riduzione delle emissioni e all’efficientamento energetico. In sintesi, l’Interporto di Civitavecchia si configura come un laboratorio di innovazione ambientale e logistica, con progetti concreti e ambiziosi che lo collocano tra i principali soggetti di sviluppo sostenibile e crescita strategica nel Mediterraneo e oltre.
Civitavecchia, l’Interporto rinasce: da cattedrale nel deserto a hub logistico del futuro
