Tarquinia mantiene la propria autonomia e decisione sul gruppo intercomunale che si formerà per la gestione dell’area di Sant’Agostino. Nessuno obbligo di spesa diretto al momento per i Comuni ma progetti che saranno valutati; e se si aprirà un contenzioso si farà appello a doti umane e di amicizia. A Tarquinia serpeggia il malcontento per il protocollo d’intesa voluto dall’amministrazione Sposetti per la gestione dell’area di Sant’Agostino, lembo di costa al confine di Civitavecchia che da quest’anno, e per tre anni, sarà gestito in condivisione con l’amministrazione comunale di Civitavecchia del sindaco Marco Piendibene. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina, recita il detto. Il protocollo, basato più un sentimento di fiducia reciproca che su reali garanzie, rischia di rivelarsi un boomerang per entrambi i Comuni. Da un lato Tarquinia ci guadagnerebbe in aiuti pratici ed economici per la gestione dell’area, ma siamo proprio certi che tali aiuti arriveranno? E se arriveranno, siamo proprio certi che non rappresenteranno un precedente per rivendicare, in futuro, proprietà e autorità sull’area? Dall’altro lato, Civitavecchia si sente forte del fatto di aver conquistato uno degli scorci più belli e incontaminati del litorale, ad uso e consumo dei propri cittadini, ma siamo certi che la città portuale non butterà solo soldi su un territorio che non sarà mai suo? Della serie cornuto e mazziato? Il pasticcio sembra essere dietro l’angolo, tant’è. Per ora i due Comuni si godono il momento. «I Comuni di Tarquinia e Civitavecchia, con la firma del protocollo d’intesa per la cooperazione nella gestione dell’area di Sant’Agostino, hanno unito le forze per tutelare e gestire una zona costiera, ricca di storia, natura e cultura», spiega il sindaco Sposetti. Il documento approvato con la delibera di giunta n 47 del 20/03/2025 uscita sull’albo pretorio è composto da otto articoli. Ecco cosa prevede: Le parti si impegnano a collaborare nella gestione dell’area di Sant’Agostino, con l’obiettivo «di valorizzare, tutelare e promuovere tale area come patrimonio culturale, storico e naturale di interesse comune, garantendo il miglior utilizzo delle risorse pubbliche e private». «Il Comune di Tarquinia mantiene la facoltà – riporta il documento – di avviare autonomamente interventi e progetti nell’area ricadente nel proprio territorio, nel rispetto delle normative vigenti e senza pregiudicare gli obiettivi condivisi di valorizzazione e tutela dell’area». Le attività comuni riguarderanno, a titolo esemplificativo e non esaustivo: «la pianificazione e gestione di interventi di conservazione, recupero e valorizzazione dell’area; l’organizzazione di eventi, mostre, manifestazioni culturali e turistiche; la promozione di percorsi di fruizione turistica che possano coinvolgere i visitatori di entrambe le località; il potenziamento delle infrastrutture e dei servizi nelle aree limitrofe (strade, parcheggi, segnaletica, trasporti ecc.); la collaborazione nella gestione ecologica e ambientale dell’area, con interventi di monitoraggio e tutela della biodiversità». Le attività di collaborazione saranno attuate attraverso la creazione di «un gruppo di lavoro intercomunale, composto da tecnici, esperti e rappresentanti degli uffici competenti di entrambi i comuni – riporta il documento – Il gruppo di lavoro si incontrerà periodicamente per definire piani di intervento, monitorare i progressi e verificare il rispetto degli impegni presi. I progetti proposti dal gruppo di lavoro dovranno ottenere la preventiva autorizzazione del Comune di Tarquinia territorialmente competente. Eventuali progetti specifici saranno finanziati da fondi comunali, regionali, nazionali o europei, in base alle opportunità che si presenteranno». Le parti concordano che, «qualora fosse necessario, potranno condividere risorse materiali e umane per l’attuazione degli interventi. Ogni Comune sarà responsabile della gestione dei propri fondi e risorse, ma si impegna a favorire la massima cooperazione per ottimizzare l’impiego delle risorse disponibili». Il protocollo ha validità di tre anni dalla data della sua sottoscrizione (maggio 2025). «Al termine di tale periodo – specifica il documento – le parti valuteranno il proseguimento della collaborazione, con la possibilità di rinnovare o modificare il protocollo in base ai risultati raggiunti e agli sviluppi delle necessità». «In caso di eventuali controversie derivanti dall’interpretazione o dall’esecuzione del protocollo – recita il documento – le parti si impegnano a risolverle in via amichevole attraverso incontri allo scopo destinati». Un auspicio di elevato intento umano ma si sa, la pratica è ben altra cosa. «Tutte le comunicazioni relative al protocollo – sottolinea l’articolo 7 – dovranno essere inviate per iscritto agli indirizzi ufficiali delle rispettive amministrazioni comunali, e saranno considerate valide solo se inviate tramite raccomandata o altro mezzo certificato». «Il protocollo non comporta alcun impegno finanziario diretto per le amministrazioni comunali, se non espressamente previsto in successive azioni di concreta attuazione di impegni eventualmente assunti. Le parti si impegnano a informare la cittadinanza e a promuovere adeguate azioni di sensibilizzazione in merito agli interventi previsti. La trasparenza è una caratteristica di questa amministrazione in cui l’unica cosa che conta è migliorare i rapporti con i nostri vicini al fine di ottenere un vantaggio per la collettività». Insomma, tre anni di “matrimonio”, a conti fatti, se mal gestiti, posso anche bastare a generare contenziosi e diatribe tali da far rimpiangere la peggiore delle stagioni.
Sant’Agostino, un protocollo di gestione che rischia di “incartare” i due Comuni di Tarquinia e Civitavecchia
