lunedì, Maggio 12, 2025

Il Medioevo nel cuore di Trastevere: il chiostro di San Cosimato

Un angolo nascosto, suggestivo e silenzioso, nel cuore di uno dei quartieri più vitali e affascinanti della città. Il Chiostro di San Cosimato, situato nell’omonima piazza a Trastevere, è un luogo mistico, in cui il tempo sembra essersi fermato. La porta di accesso passa quasi inosservata e sono in tanti a non sapere che bastano pochi passi per fare un salto indietro nel tempo e ritrovarsi immersi nel Medioevo. La struttura infatti risale al X secolo, anche se la consacrazione è avvenuta solamente nel 1069, sotto Papa Alessandro II. Il monastero venne poi ceduto ai frati benedettini camaldolesi e successivamente alle seguaci di Santa Chiara, le cosiddette “poverelle”, ma nel 1891 perse la sua funzione di convento, fu espropriato dal Comune di Roma e trasformato in un ospizio. Attualmente il complesso ospita alcuni reparti dell’Ospedale Nuovo Regina Margherita, inaugurato nel 1970, e una Guardia medica turistica per l’anno giubilare. L’unico segno della presenza dell’antico monastero è il protiro d’ingresso del XII secolo, sostenuto da due colonne, una scanalata e una liscia, con capitello composito. La struttura religiosa non è dedicata a nessun santo, il nome deriverebbe dalla combinazione di due nomi: Cosma e Damiano. Sono in tanti, infatti, a chiamarla il piccolo San Cosma per distinguerla dalla Basilica dei Santi San Cosma e Damiano. Il primo chiostro, realizzato intorno al 1230, a pianta quadrangolare, con due bracci che superano i 40 metri, è uno dei più grandi della Roma medioevale. Le arcate sono sorrette da una serie di colonnine binate, mentre le pareti sono abbellite da una serie di reperti marmorei provenienti dalle diverse fasi costruttive o demolitive del complesso. All’interno sono state affisse lapidi e iscrizioni di varie epoche ed esposti frammenti di plutei dell’VIII/IX secolo, probabilmente provenienti da una chiesa più antica. Sotto i portici sono murate alcune epigrafi, tra le quali quelle dell’abate Odimondo, di Margherita Maleti e di Alba Ermenegilda Acquaroni. Alcune panchine offrono la possibilità di sedersi per apprezzare questo gioiello architettonico in tutta la sua bellezza e unicità.

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