È stato presentato, al Centro Congressi Palazzo Rospigliosi, il nuovo rapporto “Agromafie” sui crimini agroalimentari in Italia, elaborato da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Lo studio, nato dalla collaborazione con Forze dell’ordine, Magistratura, Istituzioni e Enti che operano a difesa del comparto agroalimentare, analizza i nuovi campi di azione delle agromafie, sia a livello italiano che internazionale. Ad introdurre i lavori è stata la consegna di una talea dell’Albero di Falcone, il ficus che si trova a Palermo, davanti all’abitazione della famiglia Falcone, diventato un luogo simbolico della lotta alla mafia, organizzata da Coldiretti, il Comando Carabinieri Forestali, i Distretti Rotary. Quello delle agromafie è un fenomeno che si è progressivamente allargato negli ultimi anni, investendo tutti gli anelli della filiera, partendo dal settore primario per arrivare a quello della distribuzione e della ristorazione. Un business in costante aumento con attività illecite che spaziano dal caporalato alla falsificazione e sofisticazione dei prodotti alimentari, dal controllo della logistica all’appropriazione di fondi pubblici, fino all’usura e al furto, dinanzi alle quali l’analisi e la denuncia rappresentano strumenti imprescindibili di lotta. Dall’attività dell’Osservatorio Agromafie è nato il disegno di legge sulle sanzioni in agricoltura e pesca, recentemente approvato dal Consiglio dei Ministri, con la riforma del codice penale proposta dalla cosiddetta “Legge Caselli” e l’inclusione di un nuovo capo interamente dedicato ai delitti contro il patrimonio agroalimentare. “Roma Capitale, anche in collaborazione con Coldiretti, sta cercando di rilanciare la vocazione agricola del territorio e i rischi che esistono e che sono mostrati nel Rapporto richiedono compattezza tra le istituzioni nella lotta alle infiltrazioni criminali” ha dichiarato il Sindaco Roberto Gualtieri, intervenendo in apertura della presentazione. “Questa iniziativa sollecita e favorisce questa compattezza a partire dalla promozione della giustizia sociale e della dignità del lavoro e dal contrasto delle sofisticazioni – ha aggiunto Gualtieri -. Il rapporto mostra come le agromafie rappresentino una minaccia complessa e capillare cha ha compreso che agricoltura e alimentazione sono settori strategici anche per drenare risorse pubbliche, spesso con ricorso a prestanome. Per questo, investire su tracciabilità, sicurezza, formazione e collaborazione tra istituzioni è fondamentale e strategico”. Il rapporto 2025 evidenzia che il business delle agromafie sale a oltre 25 miliardi: nel giro di poco più di un decennio ha raddoppiato il volume d’affari, recuperando in breve tempo il terreno perso con la pandemia ed estendendo la sua azione a sempre nuovi ambiti, dal caporalato, che ora si fa transazionale con il ‘trucco’ delle imprese ‘senza terra’, alla falsificazione e sofisticazione dei prodotti alimentari, fino all’usura, al furto e al cybercrime. L’agroalimentare è un settore attrattivo per la criminalità organizzata, per i suoi 620 miliardi di euro di valore per tutta la filiera allargata e un export da circa 70 miliardi.