La vicenda rappresenta un esempio emblematico di come questioni burocratiche e politiche possano intrecciarsi anche in contesti di controversie legali e amministrative. Ecco una sintesi e alcune riflessioni sui principali aspetti: La controversia tra il Comune di Anzio e la Pro Loco di Lavinio Lido di Enea è nata nel marzo 2024, con la presentazione di un ricorso da parte della Pro Loco, rappresentata da Pietro Di Dionisio, allora presidente e oggi vicesindaco. Il tribunale di Velletri ha deciso in favore della Pro Loco, ordinando la restituzione dei locali e condannando il Comune al pagamento di circa 4.615 euro di spese legali. La complicazione si è verificata nel gennaio 2025, con la notifica di un atto di precetto che ha aumentato l’ammontare dovuto circa a 4.980 euro. Nel febbraio 2025, per evitare ulteriori impasse giudiziarie, il Comune ha proposto e la Pro Loco ha accettato una soluzione transattiva, pagando 3.900 euro come saldo e stralcio, e con il riconoscimento formale del debito fuori bilancio approvato dall’assemblea comunale. La presenza di Pietro Di Dionisio, che all’epoca guidava la Pro Loco e oggi è vicesindaco, è interessante e può sollevare interrogativi sulla trasparenza e sulla separazione tra ruoli associativi e amministrativi. La circostanza che Di Dionisio non abbia partecipato alla votazione del riconoscimento del debito fuori bilancio, in qualità di membro della Giunta, potrebbe essere vista come un tentativo di evitare conflitti di interesse, anche se la presenza di figure che assumono ruoli pubblici con un passato nel mondo associativo può suscitare riflessioni sull’etica e sulla gestione delle relazioni tra enti pubblici e associazioni. È sottolineato che la vicenda non ha generato discussioni in Consiglio comunale, approvando un debito fuori bilancio all’unanimità. Questo potrebbe indicare un senso di consenso o, al contrario, una mancanza di approfondimento pubblico rispetto a una questione di rilievo. La risoluzione transattiva è una soluzione frequente in queste controversie, che permette di chiudere definitivamente le pratiche legali con un danno economico contenuto. La presenza di figure che gravitano tra associazioni e amministrazione può favorire un rapporto di collaborazione, ma anche porre questioni di trasparenza e sospetti di favoritismi. La mancata discussione pubblica e l’approvazione unanime di alcune decisioni potrebbero essere interpretate come segno di un metodo decisionale poco partecipato o trasparente.






