venerdì, Dicembre 26, 2025

Crc, retrocessioni bloccate per la prossima stagione

Il blocco delle retrocessioni deciso dalla Federugby per la prossima stagione rappresenta un intervento importante nel panorama del rugby italiano, ma anche una scelta che ha il suo peso in termini di competitività e interesse sportivo. La decisione, adottata soprattutto per ragioni di stabilità finanziaria delle società e di pianificazione, comporta che il Crc, come molte altre squadre, continuerà a partecipare alla Serie A senza rischio di retrocedere, indipendentemente dal rendimento sul campo. Questa misura, già adottata nel periodo post-Covid, mira a favorire una maggiore stabilità nelle categorie, garantendo alle squadre più fragili la possibilità di iscriversi senza la paura della retrocessione, spesso fonte di grandi difficoltà economiche e organizzative. Tuttavia, ciò potrebbe portare a una certa stagnazione competitiva, con il campionato che diventa più interessante soltanto per chi ha ambizioni di salita di categoria, mentre per altre potrebbe risultare meno motivante. Per il Crc, il lavoro del ds Stefano D’Angelo sulla formazione del roster del futuro continua, ma è evidente che le strategie saranno rivisitate alla luce delle nuove decisioni federali. La stagione di Serie A inizierà il 19 ottobre, e le contromisure adottate dalla Federugby vanno a inquadrare un percorso di ristrutturazione complessiva del sistema di campionati, con obiettivi di maggiore omogeneità e crescita coordinata del rugby italiano. Inoltre, le misure di transizione preannunciano un futuro in cui il numero di squadre e l’organizzazione dei campionati verranno profondamente rivisitati: dal 2026/2027, la Serie A si dividerà in livelli A1 e A2, con un totale di 48 squadre, mentre la Serie B sarà composta da 60 squadre distribuite su 6 gironi da 10. Questa ristrutturazione mira a rafforzare la competitività e l’equilibrio tra le diverse categorie, mantenendo invariato il numero di squadre in Serie A Élite. In sintesi, se da un lato questa decisione può ridurre la tensione e il coinvolgimento immediato legato alle promozioni e retrocessioni, dall’altro si configura come un passaggio fondamentale verso un sistema più strutturato e pianificato, con l’obiettivo di rafforzare il rugby italiano nel medio e lungo termine.

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