sabato, Giugno 7, 2025

“Dobbiamo formare un comitato di genitori di figli con disabilità”

Questa premessa è sempre necessaria quando si parla di temi che si vivono sulla pelle delle persone. Ma vuole essere un articolo di servizio. Per provare a dare delle indicazioni a chi deve compilare i bandi per l’accesso a finanziamenti pubblici, o a qualche agevolazione a favore delle disabilità di diversa natura. L’articolo nasce da una denuncia di un padre di una bambina di Cerveteri a cui hanno diagnosticato un “Disturbo dello spettro autistico di livello 3”. Ricordiamo, perché ne abbiamo già parlato in altri articoli, che Sistema Sanitario Nazionale non riconosce le costose terapie necessarie per curare questa disabilità. Non le riconosce anche se sono fortemente consigliate dai massimi esperti di neuropsichiatria. Questo padre aveva partecipato al cosiddetto “Bando Autismo”, finanziato dalla Regione Lazio lo scorso ottobre, che metteva a disposizione dei soldi per il rimborso parziale di queste terapie. Il bando era unico per i Comuni di Cerveteri e di Ladispoli. Ed è stato gestito da una commissione formata da una Neuropsichiatra Infantile, da un’assistente sociale del Comune di Cerveteri e una del Comune di Ladispoli. “Dobbiamo formare un comitato di genitori di figli con disabilità. Anche per aiutarci a partecipare ai bandi e non perdere i soldi.”. L’intervista a Roberta Arseni. Questo padre, che non siamo riusciti a contattare, denunciava che, per la presunta mancanza di alcuni documenti richiesti dal bando, ben nove richieste, sulle diciannove pervenute, sono state escluse dal finanziamento. E faceva notare che, per questo motivo, 14.753,81 euro previsti dal bando non sono stati erogati, e sono tornati nelle casse della Regione Lazio. Perché queste nove famiglie sono state escluse? Ce lo spiega sempre il padre della bambina autistica: per una presunta mancanza della documentazione richiesta dal bando. In particolare, il certificato medico attestante la diagnosi di autismo, e le fatture a sostegno delle spese sostenute per le terapie. Il padre sostiene di aver prodotto una documentazione equivalente, come quella relativa alla 104, e di non aver allegato le fatture rilasciate dai terapisti perché ipotizzava che potessero essere esibite in un secondo momento. Anche per gli altri otto casi la situazione risulta essere simile.

Articoli correlati

Ultimi articoli