È stata rinviata al 19 giugno la sentenza della Corte d’Appello di Roma che deve giudicare otto Carabinieri per i depistaggi seguiti al decesso di Stefano Cucchi. Sono passati 16 anni da allora. Cucchi aveva 31 anni. È morto dopo sette giorni di ricovero all’ospedale Sandro Pertini a causa di un pestaggio. Lo hanno deciso i giudici riunti questa mattina in camera di consiglio. Gli uomini dell’arma sono già stati dichiarati colpevoli in primo grado, nel 2022, con condanne a vario titoli, per i reati di falso, favoreggiamento, omessa denuncia, e calunnia. Pene da 5 anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici a 1 anno e tre mesi, con pene sospese per due di loro. In appello il pm Giovanni Musarò ha sollecitato una condanna a 4 anni e 2 mesi per Maurizio Bertolino all’epoca dei fatti maresciallo presso la stazione di Tor Sapienza, a 3 anni e 6 mesi per il maresciallo Giuseppe Perri e a 4 anni per Prospero Fortunato all’epoca capitano e comandante della sezione infortunistica e polizia giudiziaria presso il nucleo Radio Mobile di Roma. Quest’ultimo ha scelto di essere giudicato con il rito abbreviato. “Le loro responsabilità sono gravissime”, ha scritto in queste ore sui social la sorella di Stefano, la deputata Ilaria Cucchi. “I reati ormai sono tutti prescritti. E a me sta bene così. – ha spiegato – Sta bene perché, se verrà dichiarata la prescrizione, non potranno più indossare la divisa che portano, né, peggio ancora, fare carriera”. E ha anche ricordato che grazie ai depistaggi – durati per decenni – finirono sotto processo, ingiustamente, agenti della Polizia Penitenziaria. Nei giorni scorsi la Procura di Roma ha chiesto, in un altro ramo dell’inchiesta, altre tre condanne nei confronti di carabinieri accusati di avere dichiarato il falso proprio durante il processo sui depistaggi. La condanna definitiva per la morte di Stefano Cucchi è arrivata nell’aprile del 2022, con la sentenza della Corte Suprema di Cassazione. 12 anni di reclusione a due Carabinieri, per omicidio preterintenzionale. Nel corso della requisitoria durante l’ultima udienza, davanti al giudice monocratico della Capitale, il Pm ha ricordato che nella vicenda Cucchi abbiamo assistito “ad una attività ossessiva di depistaggio andata avanti per 9 anni: dall’ottobre del del 2009 e fino all’ottobre del 2018. Questa attività illecita – ha proseguito Musarò – è poi proseguita in maniera inaudita fino al 2021: spero che questa sia l’ultima puntata di una saga durata 15 anni”. In apertura di udienza gli avvocati di due parti civili, entrambi agenti della Penitenziaria, hanno annunciato la revoca delle costituzioni: una decisione che lascia intendere una intesa extragiudiziale sul risarcimento.