venerdì, Maggio 30, 2025

Strage Viareggio, confermata condanna a 5 anni per Moretti. Il legale: “Faremo ricorso”

La Corte d’Appello di Firenze ha confermato senza alcuna modifica le dodici condanne già stabilite nel secondo grado del cosiddetto processo ‘ter’ relativo alla strage ferroviaria di Viareggio, avvenuta il 29 giugno 2009. Un disastro che nella notte di sedici anni fa spezzò 32 vite e provocò oltre cento feriti, segnando profondamente la città e l’intero Paese. Ma la sesta sentenza non metterà fine alla lunga vicenda giudiziaria, perchè tutte le difese degli imputati hanno già manifestato l’intenzione di fare ricorso in Cassazione. Presieduta dal giudice Alessandro Nencini, la Corte si è ritirata in Camera di consiglio intorno alle 14, dopo l’ultima fase del dibattimento, per poi comunicare il verdetto poco dopo le 16. In aula erano presenti, come in ogni udienza, i familiari delle vittime, la cui costante presenza ha accompagnato tutto il lungo iter processuale, e alcuni degli imputati, tra cui gli ex vertici ferroviari Mario Moretti e Michele Mario Elia. Per conoscere le motivazioni con le quali la Corte fiorentina ha deciso di confermare le pene bisognerà aspettare il deposito entro 90 giorni. Il nuovo processo era da una decisione della Corte di Cassazione, che nel gennaio 2024 aveva confermato la responsabilità penale degli imputati, ma imposto un nuovo giudizio d’appello limitatamente alla quantificazione delle pene. Il nodo centrale era la corretta applicazione delle attenuanti generiche: nella sentenza del 2022 erano state concesse nella misura minima di un nono, mentre le difese chiedevano una riduzione massima, pari a un terzo della pena. La Corte fiorentina ha tuttavia respinto le richieste degli imputati, aderendo in pieno alla posizione del sostituto procuratore generale Salvatore Giannino, che nella precedente udienza del 18 marzo aveva chiesto con fermezza la conferma delle pene. Secondo Giannino, nessuno degli imputati ha mai mostrato segni di ravvedimento, offerto risarcimenti personali o ammesso le proprie responsabilità. “Un muro difensivo – aveva detto il magistrato – costruito per negare e distorcere la realtà dei fatti”. Rimangono dunque immutate le pene già inflitte il 30 giugno 2022: Mauro Moretti, ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana e Ferrovie dello Stato, condannato a 5 anni di reclusione; Michele Mario Elia, ex amministratore delegato di Rete Ferroviaria Italiana, 4 anni, 2 mesi e 20 giorni; Mario Paolo Pizzadini, manager di Cima Riparazioni, 2 anni, 10 mesi e 20 giorni; Daniele Gobbi Frattini, responsabile tecnico di Cima Riparazioni, 2 anni, 10 mesi e 20 giorni; Mario Castaldo, ex direttore della divisione Cargo Chemical, 4 anni; Uwe Kriebel, operaio dell’officina Junghental (Germania), 4 anni, 5 mesi e 10 giorni; Helmut Broedel, funzionario dirigente dell’officina Junghental di Hannover, 4 anni, 5 mesi e 10 giorni; Andreas Schroeter, tecnico di Junghental, 4 anni e 8 mesi; Peter Linowski, amministratore delegato di Gatx Rail Germania, 6 anni; Rainer Kogelheide, amministratore delegato di Gatx Rail Austria, 6 anni; Roman Meyer, responsabile della flotta carri di Gatx Austria, 5 anni, 6 mesi e 20 giorni; Johannes Mansbart, manager di Gatx Rail Austria, 5 anni e 4 mesi. Commosse le reazioni dei familiari delle vittime. “La sentenza non ci ridarà indietro i nostri cari, ma è una forma di giustizia che aspettavamo da troppo tempo”, ha dichiarato all’Adnkronos Daniela Rombi, madre di una delle giovani vittime e da anni in prima linea nel chiedere verità e responsabilità. “E’ la sentenza che ci aspettavamo. I familiari delle vittime, costituite parti civili, non hanno mai cercato vendetta o facile giustizialismo. Abbiamo partecipato al processo per affermare l’accertamento della verità e delle responsabilità – ha detto l’avvocato Tiziano Nicoletti, legale di parte civile dei familiari delle vittime – Anche la sentenza di oggi, per la sesta volta, conferma le responsabilità del disastro ferroviario e della morte di 32 persone. La quantificazione della pena, non è di competenza delle parti civili, e non ci interessa. Noi volevamo l’accertamento della verità, perché non accada mai più”.

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