Chi pensava che i raid ucraini avvenuti domenica sulle basi aeree russe a migliaia di chilometri dal confine avessero ammorbidito la posizione di Mosca, si deve ricredere. Nella nuova tornata di trattative dirette svoltasi a Istanbul, la delegazione russa ha presentato una serie di durissime richieste per una pace negoziata, e anche per un semplice cessate il fuoco. Per fermare le ostilità la Russia pretende che Kiev ritiri le sue truppe dalle quattro regioni parzialmente occupate, consegnandole alle forze di Mosca, o, in alternativa, la smobilitazione e la fine degli aiuti militari stranieri. Volodymyr Zelensky ha reagito facendo appello a Donald Trump perché adotti sanzioni contro la Russia per “costringerla” a cessare i combattimenti. “Ci aspettiamo davvero che Trump adotti misure forti – ha affermato il presidente ucraino -. Ci aspettiamo che sostenga le sanzioni per costringere la Russia a porre fine alla guerra, o almeno a passare alla prima fase, ovvero il cessate il fuoco”. La stessa richiesta avanzata nella mattinata di ieri intervenendo a Vilnius ad un vertice dei paesi Nato del fianco est. “Se Istanbul non porterà a niente chiaramente serviranno nuove sanzioni da UE e Usa”, aveva affermato Zelensky poche ore prima della seconda tornata dei negoziati diretti dopo quella del 16 maggio. E chiaramente il tanto atteso memorandum non è certo venuto incontro alle speranze del leader ucraino. Secondo il testo del documento, distribuito alle agenzie russe, Mosca propone a Kiev due opzioni per ottenere un cessate il fuoco. La prima è appunto il ritiro delle forze ucraine dal territorio delle quattro regioni rivendicate dai russi, e da loro parzialmente occupate: Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhya e Kherson. La seconda opzione prevede tra l’altro l’inizio della smobilitazione delle forze di Kiev, la revoca della legge marziale, l’esclusione della presenza di truppe straniere in Ucraina, la fine degli aiuti militari stranieri a Kiev e la tenuta di elezioni entro cento giorni dopo la revoca della legge marziale. Durissime anche le condizioni per una soluzione politica del conflitto. Tra queste: il riconoscimento internazionale dell’appartenenza alla Russia delle quattro regioni più la Crimea, annessa nel 2014; proclamazione della neutralità dell’Ucraina (che rinuncerebbe quindi ad entrare nella Nato), il divieto di attività militari nel paese di altri stati e l’imposizione di limiti precisi alle forze armate ucraine. Il capo delegazione ucraino, il ministro della difesa Rustam Umerov, ha detto che comunque “nel corso delle prossime settimane” Kiev studierà il memorandum consegnato dai russi durante l’incontro, svoltosi nel palazzo Ciragan e durato poco più di un’ora. Umerov ha tuttavia ribadito la richiesta di un cessate il fuoco di almeno 30 giorni e di un incontro al vertice tra Zelensky e il presidente russo Vladimir Putin, aperto anche a Trump. Alla proposta si è unito il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, affermando che il suo “desiderio più grande” sarebbe quello di ospitare il summit nel suo paese. Il presidente Usa “ha detto che è aperto” ad un vertice se i due leader nemici sono pronti a “presentarsi insieme al tavolo”, ha sottolineato la Casa Bianca. La parte ucraina ha anche indicato il periodo in cui l’incontro potrebbe svolgersi, dal 20 al 30 giugno. Ma i russi hanno più volte affermato che un vertice sarebbe utile solo dopo aver raggiunto risultati concreti nelle trattative tra delegazioni. Il capo dei negoziatori russi, Vladimir Medinsky, ha riferito che i colloqui odierni hanno portato ad un accordo per “il più grande scambio di prigionieri” dall’inizio del conflitto, con il rilascio dei militari gravemente feriti e malati e di quelli sotto i 25 anni di età. Lo stesso Medinsky ha fatto sapere che la Russia ha proposto quella che ha definito una “tregua concreta” di due o tre giorni lungo alcuni settori del fronte solo per permettere il recupero delle salme dei caduti. Durante l’incontro si è parlato anche dei bambini ucraini che Kiev accusa Mosca di avere deportato in Russia. “Abbiamo consegnato una lista di diverse centinaia di bambini”, ha detto Umerov, aggiungendo che la restituzione di “anche la metà” sarebbe “un segnale positivo”. La parte russa ha detto di aver effettivamente ricevuto da Kiev una lista di “339 nomi”. Ma “questi bambini non sono stati rapiti da nessuno”, ha affermato Medinsky, assicurando che sono stati solo “salvati” da soldati russi e che quando si troveranno i genitori o i tutori legati, saranno consegnati a loro. Recentemente mosca ha restituito 101 di questi bambini a Kiev, mentre la controparte ne ha consegnati 22, ha aggiunto il negoziatore russo, accusando gli ucraini di sfruttare le loro vicende solo per “strappare lacrime” all’opinione pubblica europea. Prima e dopo i colloqui al palazzo Ciragan, la delegazione ucraina ha avuto consultazioni con funzionari britannici, francesi, tedeschi e italiani. Per l’italia hanno partecipato Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico della premier Giorgia Meloni, e il suo vice, Pietro Sferra Carini.”Ai raid contro gli aerei, penso che Putin risponderà con un attacco di missili e droni di grandi dimensioni. Certo, la dottrina nucleare russa si può interpretare in vari modi, manon c’è nulla nell’attacco di domenica che abbia minacciato la sovranità e integrità russa quindi non vedo le basi per una risposta nucleare. Usare il missile Oreshnik, invece, sarebbe soltanto uno spreco di soldi perché, senza una testata nucleare, farebbe “molta scena”, ma non provocherebbe molti danni”. Lo dice in una intervista a Repubblica lo storico russo-britannico Sergej Radchenko, professore presso la Scuola di Studi Internazionali Avanzati della Johns Hopkins e del Centro per gli Affari Globali Henry Kissinger.
In merito al secondo tentativo di colloqui diretti tra Ucraina e Russia, per Radchenko “è positivo che le due parti si parlino”. La sfida è conciliare le due contrastanti priorità: gli ucraini premono per cessare il fuoco e poi negoziare una pace, i russi invece respingono la tregua finché non verrà negoziata una pace a lungo termine”.
“Temo che per ora la guerra continuerà. Ci sarà una pace soltanto quando una delle due parti penserà di non poter ottenere alcun vantaggio militarmente. Ma in ogni caso, per il momento, è importante e utili che continui il dialogo”, sottolinea. Il ministro degli Interni ucraino Ihor Klymenko ha dichiarato che “la Russia sta deliberatamente dando la caccia agli specialisti del Servizio di Emergenza Statale dell’Ucraina (Ses)”: la scorsa settimana, le forze russe hanno danneggiato sei stazioni di soccorso e antincendio. Come riportato da Ukrinform, Klymenko ha condiviso questa informazione su Telegram. “La Russia sta deliberatamente prendendo di mira coloro che salvano vite umane. In una sola settimana, dal 26 maggio al 2 giugno, i soccorritori del Ses sono stati colpiti dal fuoco nemico quasi una dozzina di volte”, si legge nella dichiarazione. Secondo Klymenko, sono stati colpiti gli operatori di emergenza nelle regioni di Zaporizhia, Donetsk, Dnipropetrovsk, Sumy e Kharkiv. Sei unità di soccorso e vigili del fuoco sono state danneggiate, insieme a sei mezzi di soccorso. “Uno degli attacchi più cinici è avvenuto questa mattina. A Stepnohirsk, nella regione di Zaporizhia, dopo che dei droni kamikaze hanno colpito una caserma dei pompieri, i russi hanno preso di mira i soccorritori una seconda volta, colpendoli mentre evacuavano i feriti”, ha osservato Klymenko.
Negoziati di Istanbul, Kiev: “Mosca rifiuta cessate il fuoco”. Attacchi notturni. Bombe russe nel nord
