venerdì, Giugno 27, 2025

Rocca: “Radiare il medico se le accuse saranno confermate”

L’appartamento, trasformato in ambulatorio senza alcuna autorizzazione, mancava di defibrillatore, strumenti di primo intervento e cartelle cliniche. È quanto accertato dagli inquirenti coordinati dalla Procura di Roma nello studio medico abusivo in zona Torrevecchia, nel quartiere Primavalle a Roma, dove sabato una donna di 46 anni è morta dopo un intervento di liposuzione. La struttura era gestita dal dottor José Lizarraga Picciotti, 65enne peruviano con precedenti legati alla sua attività professionale, condannato nel 2013 per lesioni (accusa poi prescritta nel 2015). Con lui risultano indagati anche un anestesista di 67 anni e un’infermiera. I cellulari dei tre sono stati sequestrati. L’obiettivo è analizzarli per ricostruire le comunicazioni intercorse sabato, prima della drammatica morte della donna. La Procura valuta ulteriori ipotesi di reato, tra cui omicidio colposo ed esercizio abusivo della professione. Al vaglio degli investigatori della polizia ci sarebbe anche la posizione del personale sanitario, medico a bordo compreso, arrivato nell’ambulatorio abusivo in zona Torrevecchia a Roma, con un’ambulanza privata dopo essere stati chiamati dal titolare del centro diverse ore dopo che la 46enne, morta poi in ospedale, aveva accusato il malore. Le indagini si concentrerebbero ora anche su chi ha dato indicazioni in merito al trasporto della pazienze al Policlinico Umberto I. Rispetto a dove si trova l’ambulatorio abusivo, infatti, c’erano ospedali più vicini che sarebbero stati raggiunti più rapidamente senza perdere ulteriore tempo, vitale per la donna già agonizzante. Nessuno dei presenti inoltre avrebbe chiamato il 118 o l’ospedale Umberto I per avvertire l’arrivo del mezzo con a bordo una paziente in fin di vita. La loro posizione è al vaglio anche della procura della Repubblica di Roma che potrebbe iscriverli sul registro degli indagati.

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