La richiesta di estradizione alla Grecia ci sarà e le autorità italiane la formalizzeranno a breve. Questione di giorni o forse ore. Per ora Rexal Ford, che secondo indiscrezioni di stampa aveva chiesto di essere consegnato agli Stati Uniti, resta recluso in un carcere greco. Un video diffuso dalla Polizia di Stato mostra il momento dell’arresto del 46enne californiano sull’Isola di Skyathos. Indossa maglietta azzurra e bermuda. Gli stessi indumenti con cui appare in una foto del 5 giugno, due giorni prima del ritrovamento del corpo della bambina e di quello di sua madre a Villa Pamphili. E’ l’ultima delle tre volte in cui il presunto killer viene fermato a Roma. La donna che dice di aver sposato a Malta non c’è più: è già morta, rivelerà poi l’autopsia. Ai poliziotti, intervenuti mentre cerca di introdursi nella hall di un albergo nel cuore della Capitale, Ford racconta che la bimba che stringe tra le braccia è sua figlia. Ipotesi che solo i risultati dell’esame del DNA – attesi tra oggi e domani – potrà confermare. Nello scatto la piccola ha un vestitino rosa, probabilmente lo stesso ritrovato in un cassonetto del parco. Piange, forse le manca la mamma, di certo ha fame. Gli esami hanno confermato che non mangiava da tempo, prima di essere soffocata. Elementi utili alle indagini potrebbero arrivare dall’analisi del cellulare. Lo stesso che ha permesso agli investigatori di arrivare a lui. Ricostruire i suoi spostamenti, capire dove e per cosa ha usato la carta di credito contribuirà a tracciare il profilo di un uomo di cui ancora si sa poco. A cominciare dal nome: nei registri anagrafici statunitensi, infatti, il 46enne non sarebbe registrato come Rexal Ford, che è invece il nome che compare sul passaporto, risultato autentico. Altro punto: l’omonimia con un connazionale impegnato nel campo cinematografico, che Ford avrebbe sfruttato spacciandosi per sceneggiatore. Per questo avrebbe anche presentato a una casa di produzione romana il progetto di un film nella speranza di ottenere un finanziamento.