L’ayatollah Ali Khamenei, Guida suprema dell’Iran dal 1989, ha reagito alle minacce di Donald Trump, che ieri ha affermato che gli Stati Uniti potrebbero ucciderlo e invitato il paese a “capitolare senza condizioni”. “La nazione iraniana si oppone fermamente a una guerra imposta, così come si opporrà fermamente a una pace imposta. Questa nazione non si arrenderà mai sotto la pressione di nessuno”, ha detto Khamenei in una dichiarazione letta dalla televisione di Stato. “Le persone assennate che conoscono l’Iran, la nazione iraniana e la storia non parleranno mai il linguaggio delle minacce a questa nazione, perché la nazione iraniana non può arrendersi e gli americani dovrebbero sapere che qualsiasi intervento militare degli Stati Uniti porterà senza dubbio da danni irreparabili per loro”. “Il nemico sionista deve essere punito e sta venendo punito, una punizione severa e lo ha reso debole. Il fatto stesso che i loro amici americani entrino in scena è un segno della sua debolezza e impotenza”. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non ha risposto in modo diretto ai cronisti che, all’esterno della Casa Bianca, gli chiedevano se intendesse o meno attaccare l’Iran. “Potrei farlo, potrei non farlo, voglio dire, nessuno sa quello che farò”, ha detto Trump incontrando i giornalisti. Il presidente ha scelto una linea comunicativa tanto aggressiva quanto ambigua, per tenere alta la tensione contro il regime iraniano. Il presidente ha affermato di non essere sicuro di “quanto durerà” il conflitto tra Israele e Iran. Lo ha detto ai giornalisti fuori dalla Casa Bianca. “Due parole semplicissime: resa incondizionata”, ha aggiunto, riferendosi all’Iran, “ne ho abbastanza”. Trump ha poi detto che i negoziatori iraniani hanno ipotizzato di “venire alla Casa Bianca”, anche se secondo lui, la cosa è difficile. Caccia israeliani “hanno distrutto il quartier generale della sicurezza interna del regime iraniano, il principale organo repressivo del dittatore iraniano”. Lo ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, sottolineando che “il tornado continua a colpire Teheran”. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno annunciato che circa 25 jet dell’Aeronautica israeliana hanno colpito questa mattina sotto la direzione dell’intelligence militare, più di 40 obiettivi militari in Iran occidentale. Secondo il comunicato, tra gli obiettivi: infrastrutture missilistiche, depositi di armi e personale militare del regime iraniano. Nella notte, è stato distrutto anche un lanciatore di missili del tipo Emad già armato e pronto al lancio verso Israele. Il vice ministro degli Esteri russo Sergei Ryabkov ha avvertito mercoledì che l’assistenza militare diretta degli Stati Uniti a Israele potrebbe destabilizzare radicalmente la situazione in Medio Oriente, dove da sei giorni infuria una guerra aerea tra Iran e Israele. In commenti separati, il capo del servizio di intelligence estero russo SVR, Sergei Naryshkin, avrebbe affermato che la situazione tra Iran e Israele è ora critica. Ryabkov ha messo in guardia gli Stati Uniti dal fornire assistenza militare diretta a Israele o anche solo dal prendere in considerazione tali “opzioni speculative”, secondo l’agenzia di stampa russa Interfax. “Sarebbe un passo che destabilizzerebbe radicalmente l’intera regione”, ha affermato secondo quanto riportato dall’agenzia. In precedenza, una fonte vicina alle discussioni interne degli Stati Uniti aveva affermato che il presidente Donald Trump e il suo team stavano valutando una serie di opzioni, tra cui quella di unirsi a Israele negli attacchi contro i siti nucleari iraniani. “Sia chiaro, un cambio di regime non rientra nella posizione concordata dell’UE. Ci impegniamo a perseguire un approccio politico globale nei confronti dell’Iran per affrontare tutte le questioni che ci preoccupano, tenendo conto di tutte le opzioni a nostra disposizione, comprese le sanzioni. Ed è per questo che il nostro approccio è fondamentale quando necessario e pronto a intervenire laddove gli interessi coincidono”. Lo dice il portavoce del Servizio per l’Azione esterna, Anouar El Anouni, nel briefing quotidiano con la stampa della Commisssione europea. L’Italia sta vedendo come far uscire gli italiani che lo vogliano da Israele, dopo averlo fatto dall’Iran, dove sta anche riducendo il numero dei funzionari pubblici presenti. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenedo all’evento di presentazione della Relazione annuale Consap a Montecitorio. “Stiamo vedendo come poter far uscire da Israele, come abbiamo fatto dall’Iran, gli italiani che vogliono farlo. Non si può fare un’evacuazione, ma cerchiamo di accompagnarli fuori dal territorio israeliano per far in modo di poterli far imbarcare su qualche aereo in Giordania o in Egitto”, ha detto Tajani. “Non è sempre facile risolvere questi problemi, perché un conto è dirlo e un conto è farlo”, ha continuato il ministro. “Ieri – ha proseguito – siamo riusciti ad accompagnare parecchi italiani che volevano lasciare Teheran, stiamo anche riducendo i numeri dei nostri funzionari pubblici italiani e adesso vediamo come possiamo aiutare anche gli italiani che vogliono lasciare Israele, visto che tutti gli aeroporti sono chiusi”.
Khamenei: “Gli americani subiranno danni irreparabili”. Ue: “Cambio regime non è la nostra posizione”
