“Continuano intensi combattimenti nella Striscia di Gaza. Siamo impegnati a proseguire e a portare a termine entrambe le missioni, sconfiggere Hamas e riportare a casa tutti i nostri ostaggi, sia quelli in vita che quelli deceduti”. E’ quanto ribadisce il premier israeliano Benjamin Netanyahu in dichiarazioni riportate dal sito di notizie Ynet in riferimento alle operazioni contro Hamas nell’enclave palestinese avviate il 7 ottobre 2023 in risposta all’attacco di quel giorno in Israele. Intanto Israele ha avviato da venerdì scorso anche operazioni militari in Iran, dove secondo Netanyahu vengono attaccati “siti nucleari, missili, centri di comando e simboli del regime”. L’agenzia di stampa palestinese Wafa ha riferito che sono stati recuperati 15 corpi colpiti mentre cercavano di ottenere aiuti nel nord di Gaza. Un filmato estremamente crudo mostra i corpi allineati avvolti in sudari bianchi. Non sono state fornite informazioni sulla data dell’uccisione di queste persone, probabilmente avvenuta cinque giorni fa. La sparatoria sarebbe avvenuta vicino a un camion umanitario nella parte nord-occidentale di Gaza. Palestinesi si sono radunati fuori da un punto di distribuzione di aiuti alimentari nella città di Gaza, mentre Israele continua a filtrare e bloccare gli aiuti nell’enclave nonostante le crescenti pressioni internazionali affinché smetta di farlo. Le scorte alimentari a Gaza rimangono estremamente limitate dopo che Israele ha allentato il blocco totale su tutte le merci in entrata nell’enclave, consentendo l’ingresso di una quantità molto limitata di cibo. L’ONU ha ripetutamente messo in guardia dal rischio di carestia a Gaza. La Gaza Humanitarian Foundation, sostenuta dagli Stati Uniti e da Israele, distribuisce cibo dai suoi centri di distribuzione dalla fine di maggio. Il meccanismo di aiuto, progettato per aggirare l’ONU, è stato compromesso da incidenti quotidiani in cui sono stati aperti il fuoco su persone in attesa di ricevere gli aiuti. Secondo l’Ufficio stampa del governo di Gaza, dalla fine di maggio almeno 400 persone sono state uccise e quasi 2.000 ferite negli attacchi ai centri di distribuzione della GHF. “Sono qui che ascolto cosa dite e parlate come se io fossi l’unica responsabile di cosa succede in Palestina. Non rappresento me stessa qui, ma 27 Stati membri. Se fosse per me, personalmente, prenderei questa decisione, ma non rappresento me stessa, rappresento 27 Stati membri e questa è la mia frustrazione”. Lo dice l’Alta Rappresentante Ue per la Politica estera, Kaja Kallas, nel suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo al dibattito su Gaza. “Le sanzioni – sottolinea – hanno bisogno di unanimità. E io rappresento 27 Stati. Certo, si può dire: prendi il comando. Ma che a che scopo? Se faccio questo, mi sento migliore che abbia fatto qualcosa, ma so che non funzionerà, non passerà. E poi mostrerà solo che non abbiamo una posizione comune. E a tutti quelli che hanno parlato qui, vi raccomando, specialmente da quegli paesi che i governi rappresentano un punto di vista diverso, mettete la pressione sui governi per cambiare davvero la posizione”. Kallas rimarca che “è molto doloroso per me vedere la sofferenza. Quando sento che 50 persone sono state uccise in linea per ottenere la farina, è doloroso. E, naturalmente, chiedo a me stesso che più possiamo fare. Sono in contatto con i miei compagni israeliani perché sto mettendo la pressione su loro per far passare gli aiuti”, “per non usare come un’arma gli aiuti”.
Bombe israeliane, la strage continua: 144 morti e 560 feriti in 24 ore
