lunedì, Dicembre 1, 2025

Un coordinamento stabile per tutelare l’ecosistema

Un ecosistema fragile e prezioso, sempre più in difficoltà tra erosione costiera, carenza di personale e afflusso estivo incontrollato. È la fotografia della Palude di Torre Flavia, uno dei luoghi simbolo del litorale tirrenico laziale, al centro di un accorato appello lanciato nei giorni scorsi dal Comune di Ladispoli. A firmarlo, il sindaco Alessandro Grando e il delegato alle Aree Protette Filippo Moretti, che in una lunga missiva inviata a Città Metropolitana di Roma Capitale denunciano le criticità della gestione dell’area naturale protetta, chiedendo un cambio di passo immediato da parte dell’ente sovracomunale. «Ladispoli sta facendo la sua parte – sottolinea Grando – ma è fondamentale che Città Metropolitana assuma un ruolo attivo e strutturato. Solo un coordinamento continuativo può garantire la tutela efficace di questo ecosistema unico, prezioso per le future generazioni». Al centro delle preoccupazioni c’è innanzitutto la mancanza di personale, aggravata dal pensionamento dei due storici custodi dell’area, mai sostituiti. La gestione quotidiana della Palude – dalla sorveglianza alla tutela della fauna e della flora protetta – ricade ormai quasi esclusivamente sui volontari e studenti universitari. «Un impegno encomiabile, ma non più sostenibile – si legge nella nota del Comune –. Serve personale stabile, formato, e presente tutto l’anno». Non si tratta soltanto di una questione di sorveglianza. L’elenco delle urgenze è lungo: canali e vasche da pulire, canneti da sfalciare, dune da ripristinare dopo le mareggiate, e un livello di manutenzione che oggi dipende esclusivamente dalla buona volontà di enti locali e privati confinanti. L’appello del Comune punta anche i riflettori su un tema ambientale cruciale: la tutela delle specie aviarie come il fratino e il corriere piccolo, da anni protette dai volontari ma minacciate dall’afflusso estivo di bagnanti e da una carenza di servizi igienici. «Città Metropolitana – spiega Moretti – ha un progetto approvato per ampliare la casetta di guardiania e dotarla di due bagni. Chiediamo che venga attivato quanto prima». Un altro punto critico è l’avanzare dell’erosione, che rischia di compromettere l’equilibrio dell’intera riserva. Esiste già un finanziamento regionale di 200.000 euro per la difesa costiera, ma i fondi restano inutilizzati in assenza di un piano condiviso. «È urgente – continua il Comune – definire insieme all’ente gestore le modalità operative per utilizzare queste risorse e contrastare il degrado del tratto costiero». Infine, il documento si sofferma sul progetto di recupero della Torre Flavia, che l’Amministrazione intende realizzare nel pieno rispetto dell’ambiente e delle esigenze delle specie nidificanti. Le attività saranno coordinate con Città Metropolitana e condotte in collaborazione con Arsial e l’Università della Tuscia. «L’area umida di Torre Flavia è un patrimonio inestimabile – concludono Grando e Moretti – e la sua salvaguardia deve diventare una priorità strutturale, non un compito lasciato all’improvvisazione o al solo buon senso dei cittadini».

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