Con una delibera approvata il 10 giugno 2025, la Giunta comunale di Ardea ha dato il via libera all’attivazione delle utenze essenziali – acqua, luce, gas, fognature e telefonia – per le abitazioni nel comprensorio delle Salzare che abbiano presentato domanda di condono edilizio ai sensi delle leggi 47/1985 e 724/1994. Restano escluse, invece, le domande più recenti, quelle riferite alla legge 326/2003, notoriamente più restrittiva, soprattutto in materia di terreni gravati da usi civici. Nella delibera, l’Amministrazione motiva la decisione come un atto “a tutela della salubrità e dell’igiene pubblica”. Un passaggio che si inserisce in un contesto delicato, quello del quartiere delle Salzare, segnato da decenni di urbanizzazione irregolare e mancanza di servizi primari. Per molte famiglie, l’accesso alle utenze rappresenta una svolta concreta nella vita quotidiana. Ma a colpire non è tanto ciò che il provvedimento stabilisce, quanto ciò che non dice. Molte delle domande di condono presentate negli anni Ottanta e Novanta non sono mai state istruite né definite. Restano, di fatto, pendenti da 30 o 40 anni, e su di esse il Comune non ha mai espresso un parere definitivo. In questo limbo amministrativo, le abitazioni non sono considerate regolari, ma non sono neppure dichiarate abusive. E così, paradossalmente, accedono ai servizi pubblici senza un vero riconoscimento giuridico. La delibera apre inevitabilmente il dibattito sulla gestione dell’urbanistica nella zona. Se da un lato garantisce condizioni minime di vivibilità a chi risiede da anni in case spesso costruite fuori dalle regole, dall’altro consolida una situazione di ambiguità giuridica che il Comune non sembra intenzionato ad affrontare a breve. L’esclusione delle domande presentate con la legge 326/2003 appare come un tentativo di mantenere un discrimine formale, ma il problema di fondo resta: l’assenza di un processo amministrativo che dia certezze, in un senso o nell’altro. Secondo fonti interne all’amministrazione, si tratterebbe di una scelta “pragmatica”, necessaria per garantire diritti essenziali in contesti dove lo Stato, per decenni, è rimasto assente. Ma il rischio è che questa delibera diventi una forma di sanatoria indiretta, senza trasparenza e senza un vero confronto politico sul futuro urbanistico della città. Mentre il Comune attiva gli allacci, le pratiche di condono giacciono ancora negli archivi, e interi quartieri restano sospesi tra l’irregolarità formale e la normalità di fat






