Sono state anche a Roma – le periferie – il luogo di incontro tra citta e campagna, un confine mobile tra modelli di vita e di sviluppo diversi, via via trasformati dalla modernità. Oggi – su quasi 3 milioni di residenti – meno di 100 mila abitano all’interno delle mura Aureliane e antichi quartieri popolari sono presi d’assalto dalla gentrificazione. Le periferie della Capitale sono frutto di una crescita urbanistica disordinata. Un secolo di ondate migratorie, trasferimenti forzati, progetti di edilizia pubblica non sempre riusciti, speculazione senza controllo, il fai da te. Sono circa 800 mila le persone che abitano in aree di origine abusiva. Gli ultimi arrivati sono i grandi quartieri dormitorio, a ridosso del GRA con carenze di strutture e servizi, se non i centri commerciali. Ma periferia è sinonimo soprattutto di edilizia residenziale pubblica, nei quartieri nati tra gli anni settanta e ottanta. 250 mila residenti, e buona parte dei 70 mila alloggi messi a disposizione da Comune e Ater. Qui è concentrato il disagio sociale, anche a causa degli stessi meccanismi di assegnazione delle case, basso reddito, sfratto, persone con difficoltà. In questo contesto Tor Bella Monaca e Quarticciolo sono diventati non solo i quartieri simbolo di una tenuta difficile della legalità, ma anche di un conflitto di rappresentazioni e sul come intervenire, anche perché la geografia cittadina tanto del disagio sociale quanto dell’economia criminale è ben più ampia. Solo luoghi di disuguaglianze ed emarginazione? No, ha spiegato oggi Sergio Mattarella, anche “luoghi di resilienza, creatività, laboratori di innovazione sociale, veri e propri patrimoni di energie da valorizzare, terreni dove – ha detto il Presidente – si gioca anche la capacità di integrazione dei ‘nuovi italiani”. Periferico è lo spazio, non lo sono mai gli esseri umani.






