Sgombero con polemica in Corso Italia. Diverse famiglie, che da tempo vivevano in condizioni di precarietà abitativa, sono state trasferite ieri mattina, giovedì 26 giugno, con un pullman organizzato dal Comune, in una struttura a Castelvolturno, nel casertano, a 140 chilometri di distanza. A denunciare duramente le modalità dell’intervento è Rifondazione Comunista, che parla apertamente di “deportazione sociale”. «Queste famiglie sono state allontanate dal territorio senza alcuna reale alternativa e con promesse disattese da parte di Sindaco e Assessori – si legge nella nota – che avevano assicurato una soluzione in loco, nel rispetto dei legami familiari, delle relazioni sociali, e anche delle forme precarie di lavoro che consentivano loro una minima sussistenza». Secondo Rifondazione, il viaggio sarebbe avvenuto senza cibo né acqua, e avrebbe comportato per alcune persone l’interruzione di terapie sanitarie in corso. Giunti a destinazione, i nuclei familiari sarebbero stati sistemati in stanze prive di confort, con brande e ventilatori come unici arredi essenziali. Il partito critica aspramente quella che definisce una “soluzione di facciata”, accusando l’amministrazione comunale di aver voluto allontanare il disagio sociale dalla vista della cittadinanza, piuttosto che affrontare il problema alla radice. «Un’operazione che sa tanto di propaganda, simile al modello del centro di detenzione albanese evocato dal governo Meloni», scrivono con tono amaro. La vicenda ha acceso un confronto politico acceso in città, con le opposizioni che chiedono chiarimenti urgenti sulla gestione dell’emergenza abitativa e sul rispetto della dignità e dei diritti fondamentali delle persone coinvolte.






